Il presidente della Fed Jerome Powell, dopo gli ultimi aggressivi attacchi di Trump, ribadisce il ruolo di indipendenza della Fed e la necessità di tener fede al suo mandato, al di là delle opinioni contrastanti. E giustifica il mancato taglio dei tassi con l’aggressiva politica dei dazi avviata dall’amministrazione Trump, che ha alimentato incertezze riguardo l’andamento dell’inflazione.
Tassi Usa ancora fermi a causa dei dazi
Nel suo intervento, il Presidente della Fed Powell ha spiegato che “l’economia statunitense è in una posizione piuttosto buona” ed il mercato del lavoro è “complessivamente in salute”. “L’inflazione si sta comportando più o meno esattamente come ci aspettavamo e speravamo”, ha aggiunto il Presidente della Fed, spiegando “non abbiamo ancora visto molto dai dazi”, ma la banca centrale resta “in osservazione”.
Powell ha chiaramente lasciato intendere che il FOMC avrebbe potuto tagliare i tassi a luglio, ma non lo farà, a causa delle possibili ripercussioni dei dazi (la prossima scadenza è fissata al 9 luglio). “Tutte le previsioni di inflazione per gli Stati Uniti sono aumentate in modo significativo a causa dei dazi”, ha detto il numero uno della Fed, aggiungendo “stiamo semplicemente prendendo tempo. Pensiamo che la cosa più prudente da fare sia aspettare, saperne di più e vedere quali potrebbero essere gli effetti. Non si sono ancora manifestati e quindi per ora stiamo aspettando”.
Obiettivo la stabilità dei prezzi e l’occupazione
Powell si è anche voluto togliere un sassolino dalla scarpa, rispondendo a chi chiedeva conto dei ripetuti attacchi del Presidente Trump, che ha criticato aspramente la Fed per non aver tagliato i tassi ed ha addirittura espresso la volontà di sostituire in anticipo Powell. “Sono molto concentrato solo sul mio lavoro”, ha detto imperturbabile, il numero uno della banca centrale, ribadendo che l’obiettivo resta “la massima occupazione, la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria. Ed è su questo che ci concentriamo al 100%”.
A chi chiedeva se resterà nel Board della Fed dopo lo scadere del suo mandato di Presidente, Powell ha risposto “non ho nulla da dirvi al riguardo oggi”. Poi, il numero uno della banca centrale ha ribadito “tutto ciò che voglio – e tutto ciò che vuole chiunque alla Fed – è creare un’economia con stabilità dei prezzi, massima occupazione e stabilità finanziaria. Quello che mi tiene sveglio la notte è: come possiamo riuscirci? Voglio consegnare al mio successore un’economia in buone condizioni”.
Lagarde sul dollaro: qualcosa si è rotto
La Presidente della Bce Christine Lagarde ha parlato dei cambi, anche se non ha voluto fare commenti diretti sul cambio euro/dollaro, che ha raggiunto i massimi da quasi quattro anni a quota 1,18 USD, con il dollaro che ha registrato nel primo semestre di quest’anno il calo più ampio al 1973, quando venne abbandonato il “gold standard” del sistema di Bretton Woods, e dalla recessione globale del 2009.
Lagarde ha spiegato che la Bce “tiene in considerazione” i cambi “ai fini delle proiezioni” e che la dinamica “riflette anche la forza” dell’economia europea, ma “è chiaro che qualcosa si è rotto” e la questione ha a che fare con la perdita di credibilità dell’amministrazione USA.
Ancora una critica della Bce alle Stablecoin
Lagarde ha poi ribadito la grande diffidenza verso le Stablecoin, apertamente supportate da Trump, affermando “penso che siamo preda di una certa confusione tra i concetti di moneta, mezzo di pagamento e infrastruttura di pagamenti”. “Il mio timore è che questo offuscamento delle linee di confine possa portare a una privatizzazione della moneta“, ha aggiunto la Presidente della BCE, spiegando “penso che rischi di minare la nostra capacità di condurre la politica monetaria e che rischi di indebolire la sovranità di quei paesi o di quelle regioni che inavvertitamente diventano soggette all’uso di questi mezzi di pagamento-infrastrutture di pagamento.
Più neutrale l’atteggiamento di Powell, il quale ha spiegato che, negli Usa, “non abbiamo al momento una normativa”, ma “stiamo cercando duramente di crearla”, “serve una regolamentazione federale“.