Oxfam ha pubblicato una nuova analisi in cui rivela un aumento senza precedenti della ricchezza privata. Tra il 1995 e il 2023 la ricchezza privata globale è cresciuta di 342.000 miliardi di dollari, ben otto volte di più rispetto a quella pubblica.Il risultato è che l’1 % dei più ricchi al mondo, negli ultimi 10 anni, ha aumentato la propria ricchezza di 33,9 trilioni di dollari dal 2015, cifra sufficiente a porre fine alla povertà estrema in tutto il mondo.
Secondo il rapporto Dal profitto privato al potere pubblico: finanziare lo sviluppo, non l’oligarchia, queste risorse sono 22 volte superiori a quelle necessarie per eliminare la povertà globale.
Indice
Il fallimento dello sviluppo sostenibile e la ricchezza di pochi
Il report racconta il fallimento del concordato per gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Da allora quasi metà della popolazione mondiale, oltre 3,7 miliardi di persone, vive in povertà, sottoposta a ingiustizie di genere, fame e altre negazioni di diritti umani fondamentali.
Dal 2015, un ristretto gruppo di persone, equivalente all’1 % più ricco, ha accumulato almeno 33,9 trilioni di dollari.
I miliardari, circa 3.000 individui e hanno guadagnato 6,5 trilioni di dollari in termini reali, più dei 4 trilioni stimati come costo annuale per raggiungere gli Sdg. È stato così calcolato che la ricchezza dell’1 % più ricco basterebbe non solo a eliminare la povertà, ma potrebbe farlo circa 22 volte.
Lo studio di Oxfam esamina il fallimento dell’approccio incentrato sugli investitori privati per finanziare lo sviluppo. Nel frattempo, i governi più ricchi hanno effettuato ingenti tagli agli aiuti esteri: basti pensare alla riduzione degli aiuti voluta dalla nuova amministrazione Usa di Donald Trump.
Da una parte questo è stato visto come uno spreco di risorse in vista di un possibile conflitto di vasta portata. Dall’altra è venuta meno la motivazione etica di chi aveva sottoscritto il concordato iniziale. Nel tempo, infatti, sembra si sia persa la volontà di impegnarsi come protagonisti nel sostegno agli altri. Oggi, al contrario, prevale la logica del più potente e del più forte.
Sempre più Paesi in debito
Se al disinteresse dei paesi più ricchi, come quelli del G7, si aggiunge la crisi debitoria di molti altri Stati, il quadro è avvilente. I paesi del G7, che forniscono tre quarti di tutti gli aiuti ufficiali, ridurranno le risorse del 28% entro il 2026.
Allo stesso tempo, circa il 60% dei Paesi a basso reddito è in difficoltà debitoria e a rischio default. Anche i Paesi a medio reddito attraversano la peggiore crisi economica degli ultimi 30 anni. Di conseguenza, rispetto agli obiettivi fissati per il 2030, si stima che soltanto il 16% degli Sdg verrà effettivamente raggiunto, a meno di scenari geopolitici radicalmente diversi.
Incontro in Spagna
Il documento dell’Oxfam è stato pubblicato a pochi giorni dalla Conferenza internazionale sul finanziamento dello sviluppo, che si terrà il 30 giugno a Siviglia, con la partecipazione di oltre 190 Paesi, inclusi i più ricchi.
Come ha affermato Amitabh Behar, direttore esecutivo di Oxfam International:
Siviglia è il primo grande incontro globale in un momento in cui gli aiuti salvavita vengono decimati, è scoppiata una guerra commerciale e il multilateralismo si sta frammentando, il tutto sullo sfondo della seconda amministrazione Usa. È evidente che lo sviluppo globale sta fallendo disperatamente perché, come dimostra l’ultimo decennio, gli interessi di pochi molto ricchi vengono anteposti a quelli di tutti gli altri.
Behar prosegue spiegando che parte del problema è stata mettere Wall Street al comando dello sviluppo globale, consentendo alla finanza privata di affrontare la povertà anziché basarsi su investimenti pubblici e una tassazione equa.
Non c’è da stupirsi se i governi sono completamente fuoristrada, sia nel promuovere posti di lavoro dignitosi, sia nell’uguaglianza di genere o nella lotta alla fame. Questa concentrazione di ricchezza sta soffocando gli sforzi per porre fine alla povertà.
Un cambio di paradigma
Il cambio di paradigma dovrebbe condurre a una pacificazione che permetta lo sviluppo dell’intera umanità e non solo di piccoli centri fortunati e ricchi.
In realtà, oggi i miliardari non sono più solo miliardari, ma trimiliardari (i più ricchi tra i super-ricchi) e questo fatto è ormai la norma. Il problema è come hanno accumulato tali ricchezze a discapito del pianeta e delle persone, tra inquinamento, crisi geopolitiche e sfruttamento di esseri umani e animali.
La domanda da porsi prima dell’incontro di Siviglia è se sia davvero possibile una svolta per ridurre le disuguaglianze e trasformare il sistema di finanziamento dello sviluppo attraverso nuove coalizioni e strategie, una tassazione per i super ricchi e una riforma dell’architettura del debito che vada oltre il Pil.
Esistono già risorse sufficienti non solo per eliminare la povertà, ma anche per affrontare il calo delle risorse naturali, la crisi climatica e le disuguaglianze di genere. Il problema è che queste risorse sono bloccate nei conti privati di pochi.
I governi dovrebbero, come analizza Oxfam, ascoltare la crescente maggioranza di cittadini favorevoli (9 su 10) al finanziamento dei servizi pubblici e all’azione per il clima tramite la tassazione dei super ricchi.
Sarà compito di una popolazione consapevole e determinata influenzare i propri governi (che dovrebbero rappresentare la volontà collettiva) per ribaltare la sudditanza delle nazioni nei confronti di una dittatura plutocratica.