Sugar tax rinviata ancora: perché non viene abolita

La tassa sullo zucchero libero nelle bibite, la cosiddetta sugar tax, esiste dal 2019 ma viene continuamente rinviata: perché nessun governo la vuole abolire definitivamente?

Pubblicato: 21 Giugno 2025 11:08

Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Il Consiglio dei ministri ha deciso di rinviare l’applicazione della sugar tax, la tassa sugli zuccheri liberi presenti soprattutto nelle bevande analcoliche, al 1° gennaio 2026. Saranno così passati sei anni da quando il governo Conte due, sostenuto da Pd e Movimento 5 Stelle, ha approvato questa tassa.

Il ruolo dell’imposta sugli zuccheri liberi dovrebbe essere quello di disincentivare il consumo di bibite zuccherate, tra le responsabili dell’aumento dei casi di obesità, soprattutto nei bambini. I dati sulla sua efficacia sono però contrastanti, soprattutto se il suo impatto sul costo delle bibite è limitato, come lo sarebbe in Italia. Perché allora questa norma non viene abolita?

Un altro rinvio per la sugar tax

Nella legge di Bilancio per il 2020, approvata a dicembre del 2019, il governo guidato da Giuseppe Conte e sostenuto da Movimento 5 Stelle e Partito Democratico aveva introdotto anche in Italia la sugar tax, una tassa sulle bibite che hanno al loro interno zuccheri liberi. La norma avrebbe dovuto alzare il prezzo al consumo di bevande e succhi di frutta, ritenuti tra i responsabili dell’aumento dell’obesità nei bambini, ma non è mai stata attuata.

Fino al 2022, la tassa fu rinviata per aiutare esercenti e imprese durante la pandemia da Covid-19. Il Governo Draghi, sostenuto anche da forze opposte alla tassa come Lega e Forza Italia, non riuscì ad attuarla e il centrodestra guidato da Giorgia Meloni fece una dura campagna di opposizione a questa norma prima delle elezioni.

Arrivato al Governo però, nemmeno il centrodestra ha mai abolito la sugar tax. Ha invece continuato a rimandarne l’attuazione, esattamente come fatto dai governi precedenti. Così ha fatto anche nell’ultimo decreto Economia, con un danno all’erario di 142 milioni di euro di mancate entrate nel solo 2025.

Perché il Governo non abolisce la tassa sullo zucchero

La sugar tax in Italia prevederebbe una tassa di 10 centesimi al litro per ogni bevanda zuccherata pronta al consumo e di 0,25 euro al chilo per le bevande in polvere da diluire. Secondo calcoli approssimativi basati sui consumi attuali di queste bevande, lo Stato riceverebbe introiti per 300 milioni di euro all’anno.

In questo calcolo sta la ragione per cui nessun governo, nemmeno quello di Giorgia Meloni, sulla carta opposto a questa norma, ha mai abolito la sugar tax. Anche se non è mai entrata in vigore infatti, questa tassa è registrata a bilancio. Questo significa che, in ogni manovra finanziaria, il Governo è libero di utilizzare gli introiti che precede di raccogliere tramite la sua applicazione.

Si tratta di 300 milioni di euro in più da spendere, circa l’1% di una manovra finanziaria. Fondi a cui nessun esecutivo vuole rinunciare, perché significherebbe rimuoverli da provvedimenti voluti da uno o più dei partiti di maggioranza. I calcoli vengono poi rifatti in corsa durante l’anno, quando l’applicazione della tassa viene costantemente rimandata alla manovra finanziaria successiva.

La sugar tax serve a qualcosa?

Il principio dietro alla sugar tax è quello che un aumento dei prezzi di un bene ne riduce i consumi. Concetto provato, che però necessita di una certa soglia di aumento perché abbia effetto. La tassa sugli zuccheri liberi in Italia aumenterebbe il costo della tipica bottiglia da un litro di bevanda o di succo di frutta di 10 centesimi di euro.

Nei Paesi in cui una tassa simile è già stata applicata i cambiamenti nei consumi sono stati minimi e non è possibile determinare se siano stati dovuti effettivamente all’aumento di prezzo dovuto alla sugar tax. Inoltre questo calo dei consumi non è sempre collegato a una riduzione dell’obesità, visto che le bibite zuccherate non sono l’unica causa dell’aumento del peso della popolazione.

L’efficacia della sugar tax potrebbe però andare oltre la riduzione dei consumi. I fondi raccolti, che sono come si è visto significativi, potrebbero finanziare programmi volti alla riduzione dei consumi di alimenti zuccherati nella popolazione, riducendo il costo dei trattamenti per le conseguenze dell’obesità sul Sistema sanitario nazionale. L’Ocse ha calcolato che, ogni anno, un italiano paga 289 euro di tasse in più per coprire i costi dell’obesità sul tessuto economico.

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