Pfas nelle fontanelle dell’acqua, la classifica delle più inquinate in Italia

Altroconsumo ha rilevato la quantità di Tfa, un inquinante della famiglia dei Pfas, nell'acqua delle fontanelle delle città italiane, rilevando valori alti in due regioni

Pubblicato: 19 Giugno 2025 14:59

Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Altroconsumo ha realizzato un’indagine sulla quantità di acido trifluoroacetico (Tfa) presente nell’acqua che sgorga dalle fontanelle di 10 località italiane nelle quali sono presenti anche le sorgenti di alcune acque minerali, precedentemente analizzate in un altro studio a maggio 2025.

I risultati sono stati molto diversi a seconda non soltanto della località, ma anche delle diverse fontanelle e case dell’acqua che si trovano nello stesso comune, a volte anche nella stessa piazza. I valori più alti sono stati rilevati in Piemonte, ma anche diverse località della Lombardia hanno presentato risultati critici.

Le fontanelle più inquinate d’Italia

Le misurazioni di Altroconsumo sono state fatte su 15 campioni in totale, distribuiti nelle 10 località scelte. La peggiore è risultata Torino, con valori molto alti per entrambe le fonti. Milano invece ha fatto registrare il valore più basso in assoluto tra tutti i campioni scelti.

  1. Torino, casa dell’acqua, 920±300 ng/l;
  2. Firenze, piazza della Repubblica 880±280ng/l;
  3. Paesana (Cuneo) 850±280ng/l;
  4. Torino, piazza Galimberti 840±270ng/l;
  5. Luserna San Giovanni (Torino), 590±190 ng/l;
  6. Valdisotto (Sondrio) 530±180 ng/l;
  7. Galliano (Firenze) 480±160 ng/l;
  8. Bagolino (Brescia) 470±150 ng/l;
  9. Sondrio, via Orobie 450±150 ng/l;
  10. Graglia (Biella), 440±150 ng/l;
  11. Garessio (Cuneo), 370±120 ng/l;
  12. Rorà (Torino),  360±120 ng/l;
  13. Ormea (Cuneo), 360±120 ng/l;
  14. Darfo Boario Terme (Brescia) 287±95 ng/l;
  15. Milano, piazza Duca d’Aosta 274±91 ng/l.

Tutte le località scelte si trovano al Centro Nord, concentrate in Piemonte e Lombardia, con l’aggiunta della Toscana. Il caso più interessante è quello di Torino, che non solo presenta quantitativi di Tfa molto elevati, ma ha anche la particolarità di aver subito due rilevazioni a pochi metri di distanza.

La casa dell’acqua e la fontanella di piazza galimberti, pur attingendo dallo stesso acquedotto, presentano valori di Tfa molto diversi, anche se inclusi nell’ampio margine d’errore che lo studio ha previsto. Altroconsumo però non individua in un’anomalia statistica la causa di questa differenza, ma nel sistema di refrigerazione dell’acqua della prima fonte.

Il confronto con le acque minerali

Come detto, le località scelte da Altroconsumo sono le stesse in cui l’associazione dei consumatori aveva condotto uno studio parallelo, per la rilevazione dle Tfa all’interno delle acque minerali imbottigliate. Questa seconda rilevazione era utile a confrontare il livello di inquinamento delle fonti utilizzate dalle aziende e di quelle degli acquedotti, per capire la provenienza del Pfas.

I risultati, in otto località su dieci, sono stati del tutto simili. Ne consegue che l’inquinamento non derivi dalle condotte idriche pubbliche, ma che sia ormai del tutto integrato all’interno del ciclo dell’acqua delle regioni italiane.

I rischi legati ai Pfas

Il Tfa è un inquinante eterno (forever chemical), della categoria dei Pfas. Queste molecole, se disperse nell’ambiente, sono praticamente impossibili da eliminare e perdurano all’interno degli organismi e delle falde acquifere. Nello studio non sono stati inseriti valori limite perché, al momento, non esiste una legislazione italiana o europea che li stabilisca.

Questo perché non c’è alcuna prova scientifica diretta che i Pfas siano dannosi per la salute umana. Ci sono però diverse correlazioni statistiche, che hanno suscitato preoccupazione negli esperti. In base a queste rilevazioni, la European Environment Agency (l’agenzia dell’Ue che si occupa del monitoraggio delle condizioni dell’ambiente) ha dichiarato che i Pfas possono essere correlati a una maggiore insorgenza di “danni al fegato, malattie della tiroide, obesità, problemi di fertilità e cancro“.

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