Biometano, l’Italia rischia il flop: coperto solo il 60% dell’obiettivo al 2030

L’Italia rischia di non centrare gli obiettivi sul biometano fissati per il 2030, mancano fondi e tempo: un nuovo report lancia l’allarme

Pubblicato: 19 Giugno 2025 10:48

Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web dal 2005, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

Il rischio è concreto: senza nuove risorse e una proroga dei tempi, oltre metà dei progetti per la produzione di biometano potrebbe non partire. Doveva essere uno dei pilastri della transizione energetica, ma l’Italia rischia di mancare l’appuntamento. Nonostante il rilancio della filiera grazie al decreto del Ministero della Transizione Ecologica (oggi Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica) del 15 settembre 2022 e ai fondi stanziati dal Pnrr, la capacità produttiva prevista entro il 2030 coprirà al massimo il 60% dell’obiettivo fissato dal Piano nazionale integrato Energia e Clima (PNIEC).

A lanciare l’allarme è l’Hydrogen and Alternative Fuels Report 2025 del Politecnico di Milano.

Tanti progetti per il biometano

Dopo anni di incertezze regolatorie, il decreto ministeriale del 15 settembre 2022 ha segnato una svolta per il biometano in Italia. Il provvedimento ha definito un sistema di incentivi economici mirati a stimolare la realizzazione di nuovi impianti e la riconversione di impianti esistenti a biogas.

Tra le principali misure c’è il meccanismo delle aste pubbliche organizzate dal Gestore dei Servizi Energetici (Gse), con cui gli operatori possono candidare i propri progetti per ottenere:

La quinta asta, pubblicata ad aprile 2025, ha visto un’altissima partecipazione con ben 298 progetti proposti, in particolare da impianti agricoli. Molti di questi prevedono la riconversione di vecchi impianti a biogas, più veloci da attivare. Tuttavia, solo i primi 148 in graduatoria potranno essere finanziati in base ai fondi disponibili.

Perché non raggiungiamo gli obiettivi

Secondo il report del Politecnico, anche includendo la capacità incentivata dal precedente decreto interministeriale del 2 marzo 2018, la produzione complessiva arriverà al massimo al 60% dell’obiettivo del Pniec di 5 miliardi di metri cubi di biometano prodotti annualmente entro il 2030. Si arriverà al massimo a 4 miliardi.

Le cause principali sono:

Cosa rischia l’Italia

Il biometano non è solo una fonte rinnovabile. Si tratta di un gas del tutto simile al metano fossile, ma ottenuto dalla digestione anaerobica di rifiuti organici, scarti agricoli o reflui zootecnici.

È pienamente compatibile con le infrastrutture esistenti. Infatti può essere immesso nella rete del gas naturale e utilizzato dalle industrie e dagli impianti domestici senza modifiche tecnologiche.

Questa compatibilità lo rende una risorsa strategica per ridurre la dipendenza energetica dell’Italia dall’estero (incentivando lo stop al gas russo), e per decarbonizzare i settori più energivori dell’industria.

Un ritardo nello sviluppo del biometano mette quindi a rischio:

Il piano del Governo

Per evitare un blocco dei progetti e un fallimento degli obiettivi, il Governo, attraverso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, ha presentato alla Commissione Europea una richiesta formale di revisione del Pnrr, chiedendo due misure fondamentali:

Oltre a ciò, si sta valutando:

Tra le idee più innovative in campo c’è il progetto Biometano Release, proposto da Confindustria sul modello dell’Energy Release. Si tratta di un sistema che mira a collegare in modo strutturato i produttori di biometano con le industrie più energivore e ad alte emissioni (hard-to-abate), favorendo contratti diretti di fornitura.

Cosa serve adesso

Come ha dichiarato Paolo Maccarrone, direttore scientifico del report:

Il biometano si conferma come un tassello strategico della transizione energetica.

Ma senza una strategia stabile e chiara, l’Italia rischia di disperdere gli sforzi fatti finora.

Il settore, emerge dal documento, ha bisogno di:

Il tempo, avverte l’Hydrogen and Alternative Fuels Report 2025, sta per scadere.

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