Energia da fusione e sovranità energetica: la strategia europea

Con la consultazione pubblica sulla Strategia Europea per la Fusione, la Commissione UE punta a trasformare un sogno scientifico in asset industriale strategico per autonomia energetica, competitività e decarbonizzazione.

Pubblicato: 1 Luglio 2025 12:31

Donatella Maisto

Esperta in digital trasformation e tecnologie emergenti

Dopo 20 anni nel legal e hr, si occupa di informazione, ricerca e sviluppo. Esperta in digital transformation, tecnologie emergenti e standard internazionali per la sostenibilità, segue l’Innovation Hub della Camera di Commercio italiana per la Svizzera. MIT Alumni.

La Commissione Europea ha lanciato una Call for Evidence per raccogliere contributi sulla futura Strategia Ue per l’Energia da Fusione, attesa entro la fine del 2025. L’iniziativa punta a rafforzare la leadership europea in un settore strategico per la transizione energetica, accelerare la commercializzazione della fusione e promuovere un ecosistema industriale competitivo. In linea con il Clean Industrial Deal e l’Affordable Energy Action Plan, la strategia sarà anche uno degli assi portanti delle raccomandazioni del Rapporto Draghi sulla competitività. La consultazione è aperta fino al 1° luglio 2025 e coinvolge stakeholder scientifici, imprese, startup e investitori privati per definire priorità operative, governance e strumenti normativi in grado di trasformare la fusione in una leva concreta per l’autonomia energetica e la decarbonizzazione dell’Europa.

Indice

Un salto quantico nella politica energetica dell’Unione

L’apertura della consultazione pubblica da parte della Commissione Europea rappresenta molto più di un semplice esercizio di stakeholder engagement: costituisce l’avvio formale di una trasformazione strutturale della politica energetica europea. Con la futura Strategia Ue per l’Energia da Fusione, l’Unione intende compiere un vero e proprio salto quantico – scientifico, tecnologico, industriale e geopolitico – che potrebbe ridefinire il ruolo dell’Europa nella corsa globale all’autonomia energetica e alla decarbonizzazione.

Dalla ricerca di frontiera alla scala industriale

Storicamente relegata all’ambito della ricerca sperimentale – con ITER, JET e numerosi programmi nazionali – la fusione nucleare si trova oggi al crocevia tra maturità tecnologica e sostenibilità economica. L’UE ha investito in questi decenni miliardi di euro in ricerca fondamentale, superando molte delle barriere fisiche e ingegneristiche che ne frenavano la scalabilità.

La consultazione appena avviata rappresenta il momento di transizione verso un nuovo paradigma: dal “research push” al “market pull”. Si punta ora a sviluppare una filiera industriale europea della fusione, capace di:

La fusione come architrave del Clean Industrial Deal

La futura strategia si colloca coerentemente all’interno di tre direttrici politiche già delineate a Bruxelles:

  1. Clean Industrial Deal: la fusione è vista come tecnologia net-zero by design, capace di alimentare i settori hard-to-abate (acciaio, cemento, chimica) con energia pulita e continua, riducendo la dipendenza da fonti fossili e da tecnologie intermedie più instabili
  2. Affordable Energy Action Plan: l’inclusione della fusione tra le opzioni strategiche per la sicurezza energetica europea punta a bilanciare le oscillazioni dei prezzi energetici, aggravate da shock geopolitici (es. conflitti regionali, volatilità del gas)
  3. Rapporto Draghi sulla Competitività Europea: la fusione è esplicitamente menzionata tra le “tecnologie di interesse strategico europeo” (TISE), per le quali è necessaria una politica industriale proattiva. Il Rapporto suggerisce un quadro comune per superare frammentazioni tra Stati membri e accelerare la sinergia pubblico-privato.

L’ecosistema della fusione: sovranità, resilienza, attrattività

Creare un “ecosistema industriale competitivo, resiliente e sovrano” significa attivare simultaneamente quattro leve:

Una scelta sistemica, non solo tecnologica

Questa strategia non riguarda solo la produzione di energia, ma rappresenta una delle scommesse geopolitiche ed economiche più avanzate dell’Europa del XXI secolo. Scommettere sulla fusione significa dotarsi di un asset tecnologico ad altissimo valore aggiunto, difficilmente replicabile, in grado di proiettare l’UE al centro della mappa energetica globale.

Per riuscirci, la roadmap verso la Strategia UE per l’Energia da Fusione dovrà coniugare visione a lungo termine, precisione normativa e coraggio industriale, costruendo un’Europa che non solo insegue la transizione, ma la guida.

Perché la fusione è il nuovo campo di gioco geopolitico e tecnologico

La fusione nucleare rappresenta oggi molto più che un traguardo scientifico: è il nuovo dominio strategico globale, un’arena in cui convergono le grandi sfide del XXI secolo – energia, clima, competitività industriale, sicurezza geopolitica e leadership tecnologica. A differenza della fissione, che ha segnato il secolo scorso con luci e ombre, la fusione propone un modello energetico sicuro, virtualmente inesauribile e a basse esternalità ambientali, posizionandosi come la potenziale “tecnologia di piattaforma” del mondo post-carbonio.

La fusione come leva di sovranità energetica e tecnologica

In un’epoca segnata da guerre energetiche, interruzioni di supply chain e volatilità geopolitica, la possibilità di svincolarsi da fonti fossili e da fornitori extra-UE diventa questione di sicurezza nazionale e stabilità macroeconomica. La fusione, se sviluppata e integrata con successo, potrebbe rappresentare per l’Unione:

Da questa prospettiva, il rischio di una “nuova dipendenza tecnologica”, come quella già subita in ambiti chiave (gas, semiconduttori, batterie), è concreto. Stati Uniti (con aziende come Commonwealth Fusion Systems), Regno Unito (Tokamak Energy), Cina, Corea del Sud e Giappone stanno investendo massicciamente in fusion startup, materiali superconduttori avanzati e nuovi paradigmi ingegneristici. L’UE, se vuole essere competitiva, deve agire ora.

Gli elementi tecnologici chiave: materiali, infrastrutture, fisica avanzata

Il salto dalla teoria alla realtà commerciale richiede capex e know-how interdisciplinari, in particolare in:

Tali componenti non sono facilmente reperibili né sostituibili, e la loro produzione impatta direttamente sulla catena del valore europea, richiedendo politiche industriali coordinate e scalabili.

Geopolitica della scienza: multilateralismo competitivo

La fusione è anche un tema di soft power scientifico: chi stabilisce lo standard tecnologico (sia a livello di performance che di sicurezza) avrà influenza globale sulle future centrali, sulle licenze e sui flussi di capitale. In questo senso, l’UE ha un vantaggio istituzionale importante:

Tuttavia, per essere competitiva, l’Europa dovrà superare la frammentazione tra Stati membri, favorire l’integrazione tra ricerca, startup deep-tech e grandi utility e accelerare l’ingresso di capitali privati attraverso strumenti di finanza mission-oriented.

La fusione è un test per la resilienza strategica dell’Ue

La fusione nucleare è un banco di prova emblematico per la politica dell’innovazione europea: non solo per ciò che implica in termini energetici, ma per come costringe l’UE a ridefinire le proprie priorità industriali, scientifiche e finanziarie su scala sistemica.

La sfida non è solo generare energia, ma costruire una nuova sovranità tecnologica europea, in grado di sostenere la transizione ecologica senza rinunciare alla competitività e alla sicurezza. E come ogni partita geopolitica complessa, vince chi organizza meglio il proprio ecosistema. L’Europa ha le carte, ma il tempo è ora.

Struttura della consultazione e implicazioni normative

La Call for Evidence lanciata dalla Commissione Europea sulla futura Strategia per l’Energia da Fusione – aperta fino al 1° luglio 2025 – costituisce un passaggio cruciale per orientare l’impianto giuridico, finanziario e industriale dell’Unione verso un’implementazione sicura, scalabile e competitiva della fusione nucleare. Non si tratta solo di una raccolta tecnica di dati, ma di un vero e proprio laboratorio normativo, utile a disegnare un quadro regolatorio funzionale alla transizione dalla sperimentazione alla produzione commerciale.

Una consultazione multi-stakeholder ad alta intensità strategica

Il processo è strutturato in modo da intercettare e sistematizzare:

L’obiettivo finale è modellare una governance multilivello e una politica industriale convergente, che possa evitare sia la frammentazione normativa tra Stati membri, sia il rischio di una regolamentazione prematura che inibisca la competitività dell’ecosistema europeo.

Sfide giuridiche in un contesto post-fissione

L’evoluzione della fusione impone una revisione della normativa comunitaria in materia di energia nucleare. A differenza della fissione, la fusione non genera scorie a lunga durata e non comporta rischi di meltdown, rendendo obsoleti molti paradigmi regolatori oggi in vigore. Tuttavia, il vacuum normativo attuale non può rimanere tale. Occorre:

In questo quadro, sarà essenziale una riforma mirata del Trattato EURATOM, o l’adozione di un regolamento complementare UE che riconosca la specificità tecnologica e di rischio della fusione rispetto alla fissione.

Tutela del know-how e proprietà intellettuale: una nuova geopolitica dell’innovazione

L’alta intensità tecnologica della fusione impone una protezione stringente del capitale intellettuale europeo. La strategia normativa dovrà:

In un mondo multipolare, la capacità dell’UE di preservare e valorizzare il proprio know-how in ambito fusione sarà determinante per rafforzare la sua autonomia strategica.

Fusione e tassonomia UE: la sfida dell’inclusione nella finanza sostenibile

Un altro snodo essenziale riguarda l’integrazione della fusione nella Tassonomia UE per le attività sostenibili. Sebbene la fusione sia “zero-carbon” per definizione, il suo inserimento nel perimetro ESG richiede una valutazione trasparente e multilaterale:

Includere la fusione nella tassonomia verde europea sarà determinante per attirare capitali privati e ridurre il costo medio ponderato del capitale (WACC), rendendo gli impianti economicamente competitivi già nella fase pre-commerciale.

Una strategia normativa da costruire con visione e flessibilità

La futura strategia normativa UE sulla fusione dovrà essere un modello di “smart regulation”: abbastanza robusta da garantire sicurezza e accountability, ma sufficientemente agile da non soffocare l’innovazione in un settore in continua evoluzione.

La Call for Evidence rappresenta il primo passo verso la costruzione di questo quadro giuridico europeo adattivo, interoperabile e orientato all’innovazione, che potrà trasformare la fusione nucleare da ambizione scientifica a pilastro normativo-industriale della sovranità energetica europea.

Dimensione economico-finanziaria – il ruolo della finanza mission-oriented nella strategia europea per la fusione

Il passaggio dalla fusione come oggetto di ricerca fondamentale alla fusione come infrastruttura industriale strategica impone un salto anche nella logica di finanziamento: servono nuovi modelli di capitale paziente, strumenti dedicati al de-risking tecnologico e veicoli finanziari costruiti per una “mission economy”. In questo senso, la futura Strategia UE per l’Energia da Fusione potrebbe diventare una delle architravi del nuovo capitalismo pubblico-privato europeo, catalizzando risorse a lungo termine per una tecnologia ad altissimo contenuto trasformativo.

Capitale privato e logiche di investimento paziente

La fusione comporta alti costi iniziali, orizzonti temporali estesi e incertezza tecnologica – tutti elementi poco compatibili con la finanza speculativa o a breve termine. Per attrarre capitale privato è necessario:

Il ruolo strategico degli strumenti pubblici: BEI, Horizon, InvestEU

Le istituzioni finanziarie europee possono fungere da acceleratori dell’investimento industriale nella fusione:

Serve ora una coordinazione tra questi strumenti, per creare una pipeline coerente tra TRL 4-9 (dalla prototipazione avanzata alla prima applicazione industriale), che possa ridurre la mortalità tecnologica e aumentare la bancabilità dei progetti.

Una finanza mission-oriented per la fusione: struttura e implicazioni

La logica mission-oriented, come delineata da economisti come Mariana Mazzucato e già sperimentata nell’ambito del Green Deal e della digitalizzazione, implica:

L’introduzione della fusione nella Tassonomia UE per le attività sostenibili, già discussa in chiave di neutralità carbonica, sarà decisiva per garantire l’accesso ai capitali verdi e favorire allocazioni ESG-compliant.

Condizioni abilitanti: mercato, regolazione, trasparenza

Per rendere la fusione attrattiva per capitali a lungo termine, il quadro finanziario deve essere accompagnato da:

La fusione non è solo una tecnologia: è un nuovo paradigma industriale. Per sostenerla, servono architetture finanziarie radicalmente nuove, in grado di accompagnare l’Europa verso un modello competitivo, autonomo e sostenibile. Il successo non dipenderà solo dalla fisica del plasma, ma dalla capacità di costruire una finanza trasformativa, capace di coniugare missione pubblica e scala di mercato. E l’Europa ha ora l’occasione – forse unica – di guidare questa nuova frontiera.

Ricadute industriali e politiche di competitività. La fusione come leva per il rinascimento tecnologico europeo

L’energia da fusione, lungi dall’essere confinata al solo settore energetico, si configura come tecnologia abilitante e moltiplicatore industriale. La sua maturazione non produrrà soltanto elettricità pulita e continua, ma ridisegnerà intere value chain ad alta intensità tecnologica, stimolando competitività, reshoring e leadership europea in settori strategici.

Rinascita della supply chain dei materiali avanzati

La realizzazione di reattori a fusione richiede componenti sottoposti a condizioni estreme di temperatura, pressione e radiazione. Ciò comporta una domanda esponenziale di:

Questa sfida stimolerà interi ecosistemi industriali verticalizzati, generando spillover nei settori dell’idrogeno verde, delle batterie avanzate e dell’energia quantistica. Inoltre, favorirà l’autonomia europea nelle catene di approvvigionamento critiche, oggi vulnerabili alla geopolitica delle terre rare e dei materiali strategici.

Robotica nucleare e automazione per ambienti ostili

I reattori a fusione richiederanno una manutenzione continua in ambienti ad alta radiazione e stress meccanico. Di conseguenza, emergeranno nuove filiere industriali specializzate in:

Queste tecnologie avranno ricadute dual-use anche in ambiti come la decommissioning nucleare, l’oil & gas offshore, l’esplorazione spaziale e i teatri militari ad alta complessità.

Applicazioni duali e space-tech: il ritorno della deep innovation

Le innovazioni generate nel settore fusione avranno applicazioni convergenti in space economy, aerospazio e difesa. Tra le più significative:

In questo contesto, l’UE potrà posizionarsi come hub di innovazione duale, rafforzando la propria resilienza industriale e il proprio soft power tecnologico globale.

Capitale umano e nuove alleanze pubblico-private

Lo sviluppo della fusione richiede competenze iper-specializzate, dal plasma engineering all’ingegneria nucleare computazionale, fino all’etica dell’innovazione. Si apre così una finestra strategica per:

L’obiettivo non è solo garantire workforce tecnica, ma generare leadership europea nell’ingegneria del futuro, capace di attrarre talenti globali e trattenere quelli locali.

Allineamento con il Green Deal Industrial Plan

Tutte queste ricadute si inseriscono perfettamente nel framework del Green Deal Industrial Plan e della Net-Zero Industry Act, che mirano a rilanciare la manifattura sostenibile europea e ridurre la dipendenza da tecnologie critiche importate.

La fusione nucleare – se correttamente incardinata nella strategia industriale dell’UE – può diventare il settimo “Clean Tech Champion” accanto a batterie, pompe di calore, elettrolizzatori, solare, eolico e biotecnologie.

La fusione come catalizzatore di ecosistemi strategici

La fusione non è una soluzione isolata, ma un catalizzatore sistemico che può riposizionare l’Europa al centro della frontiera tecnologica mondiale. Le ricadute industriali non saranno solo energetiche, ma trasversali a manifattura avanzata, sicurezza, space-tech e formazione.

La capacità dell’UE di costruire alleanze industriali resilienti, percorsi formativi allineati e strumenti di policy mirati determinerà se questa rivoluzione rimarrà confined nei laboratori… o si trasformerà nella nuova colonna vertebrale della competitività europea al 2050.

Sovranità energetica e diritto dell’innovazione come fondamenti della strategia europea per la fusione

La futura Strategia Europea per la Fusione non sarà solo un piano tecnico, ma una scelta di campo politica ed economica: affermare una leadership industriale su una tecnologia che può ridefinire la geopolitica dell’energia nei prossimi decenni.

La sfida è duplice:

  1. Governare l’innovazione tramite regole giuridiche flessibili ma robuste, che incentivino l’accesso al mercato senza compromettere sicurezza, trasparenza e responsabilità
  2. Integrare la fusione in una visione di lungo periodo sulla sovranità energetica europea, che includa autonomia tecnologica, decarbonizzazione, sicurezza e competitività globale.

Se l’UE saprà tradurre questa visione in una roadmap vincolante, la fusione diventerà non solo una fonte energetica del futuro, ma un pilastro fondante della nuova Europa post-carbonio.

La futura Strategia UE per l’Energia da Fusione, attesa entro la fine del 2025, rappresenta molto più di un piano scientifico-tecnologico: è una dichiarazione di intenti geo-economici, una scelta di campo che unisce diritto, finanza, innovazione e visione politica. In un’epoca di transizione multipla – ecologica, industriale e geopolitica – la fusione nucleare si pone come tecnologia trasformativa, in grado di ridefinire la postura dell’Europa sullo scacchiere globale dell’energia.

Governare l’innovazione: tra flessibilità e responsabilità

L’elemento più critico nella fase attuale è costruire una cornice giuridica che non soffochi l’innovazione, ma la orienti, la disciplini e ne moltiplichi le ricadute. Questo significa:

Nel diritto dell’innovazione, la fusione offre un banco di prova per una nuova generazione di norme tecnologicamente neutrali, capaci di bilanciare velocità e responsabilità.

Sovranità energetica: fusione come architrave della nuova autonomia strategica europea

In un contesto globale frammentato e multipolare, la sicurezza energetica non può più basarsi su importazioni di fonti fossili o materie critiche da aree geopoliticamente instabili. La fusione consente di ripensare il paradigma: energia prodotta internamente, stabile, pulita e con supply chain controllabili.

L’UE può costruire attorno alla fusione un modello di sovranità energetica integrata, fondato su:

Condizioni abilitanti: roadmap vincolante e consenso strategico

Per evitare che la fusione resti confinata a livello prototipale, serve un impegno politico di lungo termine, formalizzato in una roadmap europea con:

La fusione come pilastro della nuova Europa post-carbonio

La fusione non è (più) fantascienza, ma un capitolo cruciale dell’innovazione strategica europea. Se guidata da diritto dell’innovazione efficace, finanza mission-oriented e governance visionaria, potrà diventare non solo una fonte energetica del futuro, ma un simbolo di un’Europa capace di costruire il proprio destino, libera da dipendenze e pronta a guidare il XXI secolo.

Il tempo di decidere è ora. E l’Europa ha l’opportunità – unica – di scrivere la propria autonomia energetica, atomo per atomo, innovazione dopo innovazione.

 

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