Space Economy, l’orbita terrestre diventa una piattaforma digitale per AI, dati satellitari e cloud

L'infrastruttura orbitale sta diventando una piattaforma digitale programmabile dove software, AI, edge computing e dati geospaziali ridefiniscono la competizione industriale, la sicurezza nazionale e il potere tecnologico globale.

Pubblicato: 14 Maggio 2025 21:36

Donatella Maisto

Esperta in digital trasformation e tecnologie emergenti

Dopo 20 anni nel legal e hr, si occupa di informazione, ricerca e sviluppo. Esperta in digital transformation, tecnologie emergenti e standard internazionali per la sostenibilità, segue l’Innovation Hub della Camera di Commercio italiana per la Svizzera. MIT Alumni.

Quando si parla di spazio, l’immaginario collettivo continua a evocare razzi, astronauti e stazioni orbitali, ma nella Space Economy 4.0, la frontiera strategica non è più (solo) fisica: è software-defined.

Oggi, il cuore pulsante della nuova economia spaziale si gioca nelle architetture digitali, che orbitano sopra le nostre teste: sistemi operativi per nanosatelliti, algoritmi per l’orchestrazione autonoma delle costellazioni, cloud computing orbitale, machine learning per l’analisi predittiva dei dati geospaziali. Lo spazio sta diventando una piattaforma digitale programmabile, in cui convergono tecnologie nate sulla Terra, ma destinate a scalare direttamente dall’orbita.

Questa trasformazione, ancora sottovalutata nel dibattito europeo, cambia radicalmente le logiche di accesso allo spazio, i modelli di business, le priorità strategiche per governi e imprese.

Dallo spazio hardware allo spazio software

L’era dei grandi vettori e dei lanci istituzionali lascia il passo a un modello cloud-native spaziale. I satelliti diventano general-purpose, aggiornabili da remoto, capaci di svolgere funzioni differenti nel corso della loro vita grazie a infrastrutture software-defined.

Non è solo un’evoluzione tecnologica: è un cambio di paradigma industriale, paragonabile a quanto è accaduto nel mondo delle telco e dei data center. Chi controlla lo strato software e i dati orbitali controlla la vera infrastruttura critica del XXI secolo. Dallo spazio hardware allo spazio software: l’evoluzione che ridefinisce l’infrastruttura critica orbitale.

L’immaginario tradizionale della space economy è ancora fortemente ancorato all’hardware: lanciatori, payload, componenti meccanici, sensori, propulsori. Ma il vero salto di paradigma che sta attraversando il settore è di natura software-centrica, con un impatto potenzialmente superiore a quello provocato dalla transizione dei data center da infrastrutture fisiche a sistemi cloud-native.

La transizione dallo “spazio hardware” allo “spazio software” è molto più di un’evoluzione tecnologica: è una trasformazione strutturale dell’infrastruttura orbitale, che ricalibra la geopolitica del potere tecnologico globale. In questo scenario, chi controlla lo strato software e i dati orbitali non gestisce solo una costellazione di satelliti: governa una nuova forma di sovranità digitale, distribuita e globale.

Da satellite statico a nodo digitale programmabile

Nel passato, i satelliti venivano progettati per una funzione specifica (es. osservazione terrestre, telecomunicazioni, navigazione), con software preinstallato, immodificabile e strettamente vincolato all’hardware. Oggi, l’adozione di infrastrutture software-defined sta rendendo possibile:

In sostanza, il satellite diventa un nodo computazionale orbitale, analogo a un edge node terrestre, ma con visibilità globale, capacità di calcolo autonoma e flessibilità operativa.

Il modello cloud-native nello spazio: implicazioni operative

Questo nuovo approccio consente:

Questa disintermediazione dell’hardware ha conseguenze strutturali sul mercato:

Dati orbitali e controllo dello strato software: la nuova geopolitica dell’informazione

Chi controlla il software che gestisce le costellazioni orbitali controlla anche i flussi di dati strategici: dai rilevamenti climatici alle immagini militari, dalla mappatura delle risorse naturali alle telecomunicazioni di emergenza.

Nel XXI secolo, questo significa influenzare direttamente le infrastrutture critiche digitali globali, al pari delle reti terrestri 5G o delle dorsali sottomarine.
Il controllo del software orbitale diventa quindi:

Paragone con telco e cloud: un’analogia strutturale

Come la virtualizzazione ha trasformato il settore telecom da infrastruttura hardware a piattaforma software-centrica (es. reti 5G slicing, network function virtualization), così la space economy software-defined:

L’ecosistema in ascesa: deep tech, AI e venture capital orbitale

Negli ultimi 5 anni sono emerse decine di startup deep tech – da Kleos a True Anomaly, da Open Cosmos a LatConnect60 – che sviluppano OS per micro-costellazioni, piattaforme per l’automazione in orbita e soluzioni di edge AI orbitale.

I giganti del cloud come Microsoft Azure Space e AWS Ground Station stanno integrando servizi geospaziali nativamente nei propri ambienti di calcolo, mentre attori istituzionali come In-Q-Tel, NATO DIANA, ESA BIC e CDP Venture Capital iniziano a investire in dual use orbital tech.

La domanda chiave non è più solo “chi lancia?”, ma “chi gestisce, aggiorna e programma le risorse in orbita in tempo reale?”. Il software sta diventando la leva di controllo strategico del dominio spaziale.

Implicazioni giuridiche, geopolitiche e industriali

Questa nuova dimensione genera un vuoto regolatorio e giuridico profondo. Le attuali normative internazionali, dal Trattato dello Spazio Esterno alle convenzioni ITU, sono inadeguate a governare:

In parallelo, la corsa alla standardizzazione del software orbitale sta diventando un terreno di confronto geopolitico, tra ecosistemi chiusi (Cina, Russia) e modelli aperti e interoperabili (USA, Europa). Chi impone gli standard controllerà intere supply chain di servizi derivati, dalla sicurezza alla climatologia, dalle telecomunicazioni all’agritech. Il vuoto regolatorio: il diritto spaziale è in ritardo sull’innovazione

L’architettura giuridica internazionale dello spazio si fonda ancora sul Trattato sullo Spazio Esterno del 1967 (OST), un impianto pensato per l’era statale, analogica e hardware-centrica dell’esplorazione spaziale. Norme come:

risultano oggi inadeguate per regolare una realtà in cui start-up, cloud provider e piattaforme software operano su costellazioni orbitanti, con servizi dinamici, cross-border e spesso automatizzati.

Il vuoto giuridico si manifesta in almeno tre aree chiave:

1.Sovranità dei dati orbitanti

Chi possiede, controlla o regola i dati generati e processati da costellazioni orbitanti? La territorialità del dato (che in terra è chiara) si dissolve in orbita. Le problematiche includono:

2. Interferenze tra costellazioni software-defined

A differenza del passato, in cui ogni satellite aveva una funzione fissa, oggi le costellazioni software-defined possono cambiare ruolo, banda, frequenza o scopo, in tempo reale. Questo crea:

3. Responsabilità per danni algoritmici o attacchi cyber-orbitali

Nel nuovo ecosistema orbitale digitale:

Il diritto internazionale attuale non prevede regole specifiche, né meccanismi chiari di accountability per questi scenari.

La geopolitica degli standard: chi detta le regole domina il mercato orbitale

Mentre il vuoto normativo persiste, è in atto una corsa globale alla definizione degli standard software-orbitali. Questa competizione non è solo tecnica: è strategica.

Ecosistemi chiusi (Cina, Russia)

Modelli autoritari e sovrani, orientati a:

Modelli aperti e interoperabili (USA, Europa)

Basati su:

Implicazioni industriali e strategiche

Chi controlla gli standard orbitanti controlla:

In sintesi, gli standard definiscono il perimetro d’azione degli attori pubblici e privati, e sono oggi l’equivalente orbitale delle “infrastrutture strategiche”.

Serve una nuova generazione di framework giuridici che:

Lo spazio software-defined non è più un dominio separato. È parte integrante delle nostre economie, delle nostre difese e del nostro futuro. E richiede, oggi più che mai, diritto, regole e visione politica all’altezza della trasformazione in corso.

Perché l’Italia (e l’Europa) devono agire ora

L’Italia possiede competenze industriali e scientifiche di rilievo nel settore spaziale, ma rischia di restare marginale nella nuova geografia dell’orbitale digitale. Servono:

Il vero potere strategico si gioca nella capacità di orchestrare ecosistemi orbitanti, non solo di lanciarli.

L’Italia vanta una storica competenza nel comparto spaziale, maturata grazie a:

Tuttavia, la transizione verso un modello orbitale software-defined rischia di escludere chi resta ancorato a una visione “hardware-centrica” dello spazio. In questa nuova fase della Space Economy 4.0, l’Italia è forte, ma non ancora pronta.

Politiche industriali per lo spazio software-defined

L’industria italiana è ancora largamente focalizzata su:

Serve un cambio di paradigma:

Integrazione tra space-tech, AI, cyber ed edge

La sfida orbitale è oggi ibrida per definizione:

L’Italia ha asset importanti (dalle competenze AI del CNR, all’expertise di Leonardo in cyber, al supercalcolo di Cineca), ma mancano:

Necessità di un quadro normativo europeo chiaro

Il passaggio a infrastrutture orbitanti digitali apre nuovi fronti normativi:

La definizione di una politica spaziale digitale europea, allineata al Digital Services Act, all’AI Act e alla Bussola Strategica UE, è urgente e imprescindibile. L’Italia può e deve svolgere un ruolo da catalizzatore in questo processo.

Dal lancio all’orchestrazione: dove si gioca il potere strategico

Avere competenze nel lancio di satelliti non basta più. Il potere industriale e geopolitico si gioca nello strato logico, dove si decidono:

L’Italia deve diventare un attore capace di orchestrare ecosistemi orbitanti interoperabili, resilienti, automatizzati.

In caso contrario, rischia di relegarsi al ruolo di fornitore OEM, mentre altri governi e imprese definiranno le regole, i linguaggi e le economie dell’orbita digitale.

Serve una Space Economy digitale “Made in Italy”. L’Italia non può permettersi di osservare da spettatrice la trasformazione della space economy in un’infrastruttura digitale orbitante.
Occorrono strategie industriali proattive, ecosistemi tech-finance integrati e una visione politica del ruolo del software orbitale nel futuro tecnologico del Paese.

In gioco non c’è solo il nostro posizionamento spaziale, ma la capacità di influenzare – dall’orbita – le reti di valore globali, i flussi informativi e le architetture del potere digitale.

© Italiaonline S.p.A. 2025Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963