Negli ultimi giorni si sono verificati blackout improvvisi in diverse città italiane, in particolare tra Lombardia e Toscana. A Firenze intere vie del centro storico sono rimaste senza corrente, così come è accaduto a Bergamo e in varie zone dell’hinterland milanese. Uffici, abitazioni, negozi e semafori spenti: i disagi non sono mancati, così come le persone bloccate negli ascensori.
Non è una novità, da anni le aree urbane del Belpaese, appena inizia l’estate, si dimostrano impreparate a fare fronte alla maggiore richiesta di corrente elettrica. Ma quali sono i motivi? E, cosa più importante, come fare per mettere al riparo la tecnologia dai blackout estivi?
Indice
Il caldo mette in crisi la rete
Le ondate di calore estive non portano solo afa e disagi a lavoratori e cittadini, ma fanno impennare i consumi di elettricità. Con l’uso massiccio di climatizzatori, ventilatori e frigoriferi, la rete viene messa sotto pressione.
A questo si aggiunge un altro problema fisico. Le alte temperature surriscaldano i cavi elettrici, che si dilatano e perdono efficienza. Quando accade, le linee di media tensione possono andare in protezione, generando interruzioni improvvise.
In molte delle interruzioni recenti, gli operatori hanno confermato che il guasto è stato causato proprio dalla combinazione tra domanda record causata dal caldo e surriscaldamento della rete sotterranea.
Blackout estivi | |
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🔌 Cause principali | Caldo eccessivo con sovraccarico della rete elettrica Uso intensivo di climatizzatori Guasti agli impianti e alla rete Temporali e fenomeni meteo estremi |
⚙️ Soluzioni tecniche | Potenziamento delle infrastrutture e della rete Introduzione di smart grid e gestione intelligente dei picchi Diffusione della produzione da fonti rinnovabili Adozione di sistemi di accumulo energetico |
🏠 Cosa può fare il cittadino | Evitare l’uso di elettrodomestici nelle ore di punta Impostare il condizionatore a circa 26 °C Non accendere più apparecchi energivori insieme Spegnere gli apparecchi inutilizzati e staccarli dalla corrente |
🧯 Come proteggersi | Tenere torce e batterie cariche a portata di mano Installare un gruppo di continuità (Ups) per dispositivi essenziali Conservare scorte di acqua e alimenti non deperibili Fare controllare periodicamente l’impianto elettrico |
📞 Cosa fare in caso di blackout | Contattare il distributore Verificare se il disservizio è generalizzato o solo domestico Attendere prima di riattivare più dispositivi contemporaneamente |
Quali dispositivi rischiano (e quali no)
Non tutti gli elettrodomestici reagiscono allo stesso modo in caso di blackout. Alcuni sono progettati per sopportare brevi interruzioni, altri possono subire danni immediati o nel medio periodo.
Ma soprattutto, le conseguenze dipendono da come e quando il blackout avviene. Uno spegnimento improvviso può essere molto più dannoso di una semplice interruzione prolungata.
Dispositivi a rischio
Meglio prendere precauzioni con questi oggetti elettronici:
- computer e portatili – se si spengono durante l’uso possono perdere dati non salvati, i file di sistema possono corrompersi e, nei casi peggiori, hard disk e unità SSD possono riportare danni;
- router e modem – si possono disconnettere in modo anomalo, perdere la configurazione o subire danni all’alimentazione;
- televisori, decoder, console – si possono bruciare le schede elettroniche o l’alimentatore;
- frigoriferi e congelatori – quelli con componenti tecnologiche possono subire errori di sistema o blocchi;
- lavastoviglie e lavatrici – se interrotte durante il ciclo possono fermarsi a metà, richiedere il riavvio manuale o riportare errori;
- climatizzatori – frequenti interruzioni e riavvii improvvisi stressano il compressore e l’elettronica, accorciando la vita dell’apparecchio.
Dispositivi meno sensibili
Reagiscono bene invece:
- lampade a LED;
- forni elettrici e microonde – perdono l’orario o il programma impostato, ma non si danneggiano;
- piccoli elettrodomestici – se non sono in uso non subiscono danni e se in funzione si fermano semplicemente.
Il rischio principale, spesso sottovalutato, è quello legato al ritorno della corrente.
Quando l’elettricità torna all’improvviso dopo un’interruzione, può farlo con una sovratensione, un picco che può danneggiare in modo irreversibile i circuiti più delicati.
Ecco perché è importante proteggere in particolare i dispositivi con schede elettroniche, display digitali o alimentatori sensibili.
Come proteggere i dispositivi in caso di blackout
Esistono alcune soluzioni semplici ma efficaci per ridurre i danni da blackout:
- gruppi di continuità;
- prese con protezione da sbalzi di corrente.
Un gruppo di continuità (o Ups) è una batteria tampone che entra in funzione automaticamente in caso di mancanza di corrente. È utile per mantenere attivi PC, modem, router, evitando spegnimenti improvvisi o dando un margine di tempo per salvare i dati e spegnere tutto in sicurezza.
Per uso domestico sono sufficienti modelli da 600 a 1.500 VA e alcuni offrono anche protezione da sbalzi di tensione, agendo come ponti tra il dispositivo e la presa elettrica.
Attenzione però: in genere quelli base hanno una o due uscite ed è sconsigliato l’uso con ciabatte e prolunghe.
Le prese protettive invece sono un’ottima (e ben più economia) soluzione per evitare sovraccarichi e picchi anomali.
Serve un cambio di rotta sull’energia
Essere preparati è importante, certo. Installare un Ups, usare prese protette, fare manutenzione costante e, soprattutto, risparmiare energia elettrica ed evitare di tenere accesi i condizionatori per ore sono gesti utili e responsabili. Ma da soli non bastano.
I blackout estivi non sono colpa di chi usa il ventilatore, ma il sintomo di una rete sotto stress e di un pianeta che si sta scaldando troppo e troppo in fretta (lo dicono gli ultimi report sul clima globale). La responsabilità è collettiva e deve essere gestita in maniera sistemica.
Le istituzioni devono investire in una rete elettrica resiliente, moderna e capace di reggere i picchi. Le aziende devono contribuire con sistemi efficienti, consumi sostenibili, tecnologie pulite.
E tutti dobbiamo spingere per un’energia davvero rinnovabile, per scelte di lungo periodo che affrontino le cause del problema, non solo gli effetti. Perché se i blackout sono un segnale d’allarme a livello (inter)nazionale, la risposta non può essere solo individuale.