Fare la spesa diventa sempre più oneroso in estate, con aumenti che colpiscono in modo trasversale molti prodotti alimentari essenziali, compresi quelli tipici della stagione. Secondo i dati diffusi da Assoutenti il 16 giugno 2025, l’inflazione alimentare continua la sua corsa: a maggio, i prezzi di cibi e bevande analcoliche sono aumentati del +3,2% rispetto allo stesso mese del 2024.
I rincari nel settore agroalimentare
Tra i beni più colpiti, spiccano quelli che già nei mesi scorsi avevano dato segnali di sofferenza, complice la crisi globale delle materie prime e l’instabilità dei mercati internazionali. Il burro, ad esempio, registra un incremento del +19,6% rispetto a maggio 2024. Ma il record lo segna il caffè, che registra un’impennata del +24,7% su base annua.
Non va meglio al cioccolato (+12%), al cacao (+19,1%) e alle uova (+7,1%), tutti ingredienti centrali nella dieta mediterranea e nei consumi domestici.
Prezzi in salita anche di frutta, verdura e bevande estive
La stagione estiva vede crescere la domanda di frutta e verdura fresca e così, come confermano i dati di Assoutenti, anche qui i listini corrono. Gli agrumi segnano un impressionante +13,4%, i pomodori +7,3%, pesche e nettarine +5,1%. La frutta secca, ormai consumata regolarmente anche come snack salutare, rincara del +5,3%.
I rincari colpiscono anche gelati e bevande. I prezzi dei gelati salgono del +3,4%, le bevande gassate del +4,1%, l’acqua minerale del +3% e i succhi di frutta del +3,7%. Anche il riso, aumenta del +4,2%, mentre i molluschi freschi, protagonisti delle tavolate di pesce estive, rincarano del +3,9%.
Tutti numeri che pesano sul carrello della spesa e rischiano di erodere la capacità di spesa delle famiglie, in un contesto in cui i salari non crescono con la stessa rapidità e la pressione fiscale rimane elevata.
Il rischio carburanti: effetto domino sui prezzi al dettaglio
Come se non bastasse, c’è il problema dell’aumento del costo dei carburanti, che potrebbe alimentare una nuova ondata inflattiva. Il presidente di Assoutenti, Gabriele Melluso, ha lanciato un monito:
Sul dato dell’inflazione incombe ora il pericolo carburanti, con l’escalation del petrolio che potrebbe portare a una nuova fiammata nei prezzi al dettaglio.
L’aumento dei prezzi del petrolio incide infatti sui costi di trasporto e logistica. Se trasportare beni alimentari costa di più, inevitabilmente anche il prezzo finale nei supermercati e nei negozi aumenta. È un effetto domino che si propaga in modo silenzioso ma potente, rendendo sempre più difficile per le famiglie italiane tenere sotto controllo il proprio budget.
In particolare, sono le famiglie numerose, gli anziani con pensioni minime, i giovani precari e i nuclei monoreddito a subire le conseguenze peggiori.
Cosa si può fare?
Di fronte a questa situazione, servono risposte a più livelli. Da un lato, è necessario che il governo continui a monitorare l’andamento dell’inflazione alimentare, valutando l’opportunità di misure di sostegno, come bonus spesa per le famiglie in difficoltà o la riduzione temporanea dell’Iva su alcuni prodotti di largo consumo.
Dall’altro lato, occorre incentivare la filiera corta e l’agricoltura locale, per ridurre la dipendenza dai mercati esteri e i costi legati alla logistica. Anche i consumatori possono fare la loro parte: informarsi, confrontare i prezzi, acquistare prodotti stagionali e promuovere comportamenti di consumo più consapevoli.
Dal caffè del mattino al gelato del pomeriggio, dalla frutta fresca all’acqua minerale, ogni voce del carrello racconta di un’inflazione che continua a mordere. E mentre le famiglie cercano di fare quadrare i conti, il rischio è che il carrello della spesa diventi il nuovo termometro del disagio economico.