Pensioni in aumento in Italia ma mancano servizi per anziani, Sud ancora indietro

In un'Italia che diventa sempre più vecchia, diminuiscono le tutele per i cittadini over 65. Fortissimo il divario fra Nord è Sud. I dati del rapporto annuale Istat

Pubblicato: 21 Maggio 2025 13:49

Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

In Italia gli anziani sono sempre di più, vivono più a lungo, ma ricevono meno assistenza. È il paradosso che emerge analizzando i dati dell’ultimo Rapporto annuale Istat. Dal documento si notano, fra le altre cose, i dettagli in merito alla spesa pubblica per la popolazione over 65, in un Paese che nel 2025 vedrà gli ultrasessantacinquenni superare il 24,7% della popolazione totale. Si tratta di un aumento di quasi 1,7 milioni di persone in un solo decennio.

Cala la spesa per gli anziani

La spesa previdenziale, vale a dire quella per le pensioni e rendite, rimane la voce principale del sistema di protezione sociale in Italia: nel 2024 ha raggiunto i 400,4 miliardi di euro, di cui ben 336 destinati a pensioni e rendite. Si tratta del 68,2% della spesa sociale complessiva.

Tuttavia, se si guarda ai servizi socio-assistenziali, cioè quelli che garantiscono concretamente cura, assistenza domiciliare, strutture residenziali, il quadro è molto diverso.

Dal 2012 al 2022 la spesa sociale specificamente rivolta alla popolazione anziana è diminuita del -14% in termini reali. A fronte di una popolazione over 65 in forte crescita, la spesa media per anziano è passata da 107 a 93 euro annui. Anche il numero di utenti presi in carico dai servizi sociali è sceso: da 4,8 ogni 100 anziani nel 2012 a 3,9 nel 2022.

Sud fanalino di coda

Ma ciò che colpisce di più è il divario territoriale della spesa media per anziano:

In Calabria si arriva a un minimo di 19 euro, contro i quasi 1.500 euro spesi nella Provincia autonoma di Bolzano.

Le diseguaglianze si riflettono anche nella copertura dei servizi. Nelle strutture residenziali vive:

Il servizio sociale professionale, viene specificato, ha preso in carico un numero decrescente di persone anziane: da oltre 596.000 utenti nel 2012 (4,8 ogni 100 anziani residenti) a meno di 550.000 nel 2022 (3,9 utenti per 100 anziani residenti).

E l’assistenza domiciliare con colf e badanti segue lo stesso schema: 47 euro al Nord-Est, appena 21 al Sud.

Altri importanti strumenti di supporto alle persone con limitata autonomia sono i centri diurni e le strutture residenziali comunali o convenzionate con i Comuni.

Per la gestione delle strutture residenziali comunali e per l’integrazione delle rette pagate dalle famiglie per l’accoglienza in strutture private, i Comuni hanno speso 525 milioni di euro nel 2022. Gli utenti serviti, circa 106.000, sono diminuiti leggermente dal 2012, passando dallo 0,9% allo 0,8% dei potenziali beneficiari, quota che varia dal 2,2% al Nord-Est allo 0,1% al Sud.

Il risultato è un’Italia in cui l’accesso alla cura e all’assistenza dipende più dal codice di avviamento postale che dal bisogno effettivo.

I Comuni, cui spetta la competenza sui servizi sociali, hanno aumentato la spesa del +27% dal 2012 al 2022, ma le risorse dedicate agli anziani sono state erose dal peso crescente di altri interventi dedicati al Welfare. Le Regioni a statuto speciale, fatta eccezione per la Sicilia, offrono livelli di tutela più elevati, ma restano un’eccezione.

I grandi anziani

Nel frattempo, gli anziani di 80 anni e più (i cosiddetti “grandi anziani”) sono saliti a 4,6 milioni e superano ormai il numero dei bambini sotto i 10 anni. Sono proprio loro i più esposti all’insufficienza dei servizi pubblici: spesso non autosufficienti, fragili, bisognosi di cure continue.

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