Coop boicotta Israele e vende la Gaza Cola

Coop Alleanza 3.0 rimuove dai suoi scaffali alcuni prodotti israeliani e lancia la Gaza Cola, bevanda solidale i cui proventi sostengono la ricostruzione di un ospedale a Gaza

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 25 Giugno 2025 12:41

Fuori i prodotti israeliani, dentro la Gaza Cola. È la decisione presa da Coop Alleanza 3.0, il colosso dei supermercati, che dopo l’escalation della guerra su Gaza ha deciso di togliere alcuni dei prodotti israeliani dai suoi scaffali in segno di solidarietà col popolo palestinese. Mentre già da due settimane si trova in vendita la Gaza Cola, prodotta per raccogliere fondi a favore delle popolazioni sotto assedio.

La decisione di Coop Alleanza

La decisione è maturata grazie al rapporto presentato dalla Commissione Etica al Consiglio di Amministrazione e all’intervento di una rappresentanza di soci attivisti, invitati a intervenire all’Assemblea generale della cooperativa lo scorso 21 giugno. Questi soci avevano da tempo promosso mobilitazioni e petizioni per chiedere l’interruzione della commercializzazione di prodotti israeliani fino a quando non saranno rispettati i diritti umani e il diritto internazionale.

Per Coop Alleanza la scelta di eliminare i prodotti che provengono da Israele è “un gesto di coerenza con i suoi principi”. La cooperativa di consumatori che fa parte di Coop Italia ha 350 supermercati e ipermercati in 8 regioni italiane (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Puglia e Basilicata). In una nota scrivono:

la Cooperativa si schiera senza esitazione al fianco di enti, istituzioni e associazioni che chiedono l’immediata cessazione delle operazioni militari e condanna con altrettanta fermezza il blocco degli aiuti umanitari destinati ai civili, imposto dal Governo israeliano.

L’iniziativa si inserisce in una più ampia campagna nazionale, denominata “Coop For Refugees”, a cui la cooperativa ha aderito per rafforzare il proprio impegno sociale.

I prodotti israeliani che verranno rimossi

Nel concreto i prodotti che non saranno più venduti in questi supermercati sono alcuni marchi di arachidi e di tahina (salsa derivata dai semi di sesamo), e soprattutto quelli del marchio SodaStream, un’importante azienda israeliana che produce gasatori per rendere frizzante l’acqua naturale.

È una delle più contestate dal movimento di boicottaggio; per molti anni infatti la fabbrica principale SodaStream era a Ma’ale Adumim, un insediamento israeliano in Cisgiordania considerato illegale dalla comunità internazionale.

Cos’è la Gaza Cola

Oltre a questo stop, la catena di supermercati ha inserito nel proprio assortimento la Gaza Cola, una bevanda palestinese nata nel 2023 e ideata da Osama Qashoo, imprenditore palestinese rifugiato a Londra. I proventi derivanti dalla vendita della bevanda saranno destinati alla ricostruzione di un ospedale nella Striscia, offrendo un aiuto tangibile alle comunità colpite dal conflitto. La Gaza Cola è già disponibile anche sulla piattaforma di spesa online EasyCoop.

Mentre la Coca Cola viene accusata di avere uno stabilimento ad Atarot, negli insediamenti israeliani della Cisgiordania occupata, la Gaza Cola è prodotta con soli ingredienti palestinesi. Una parte del ricavato dalle vendite viene utilizzato per finanziare un progetto in loco e quello scelto da Qashoo è la ricostruzione dell’ospedale Al Karama, nel nord della Striscia.

Il progetto prevede la realizzazione di un ospedale in grado di fornire servizi fondamentali come pronto soccorso, chirurgia, ginecologia, pediatria, terapia intensiva e neonatologia. La struttura potrà servire direttamente oltre 300mila residenti, in una delle aree più colpite e prive di alternative sanitarie operative. Il costo totale stimato è di 4 milioni di dollari, di cui 1,4 milioni per costruzione e rifiniture, 2,5 milioni per attrezzature mediche e il resto in arredi e spese logistiche.