Web primo mezzo d’informazione, Tv battuta ma gli italiani credono alle fake news

Gli italiani si informano sempre più sul Web e anche se si sentono in grado di individuare le fake news spesso finiscono per abboccare. I vecchi media vincono sull'autorevolezza

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Pubblicato: 25 Marzo 2025 07:00

Cambiano le abitudini degli italiani: dal 2023, Internet ha superato la televisione come principale mezzo di informazione.

Secondo i dati Agcom, nel 2024 la tendenza è continuata nonostante i mezzi tradizionali godano di maggiore fiducia.

Il Web vince sulla Tv

L’analisi dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni in merito ai principali canali di fruizione dell’informazione:

  • Internet è la fonte più utilizzata (52,4%);
  • la tv scende al 46,5%, con un calo del 21% rispetto al 2019;
  • la radio è seguita dal 13,3% degli italiani.
  • i quotidiani cartacei sono letti da poco più del 17%, mentre solo il 6,6% ha un abbonamento digitale.

I giovani, viene evidenziato, usano quasi esclusivamente il Web per informarsi. E il 50,5% degli utenti social riceve notizie prima dai social che da altri mezzi. Le interazioni principali sono click sui link (40%), mentre il commento o l’inizio di discussioni sono meno diffusi. Il passaparola resta significativo: lo utilizza 1 italiano su 10.

Media tradizionali considerati più affidabili

Per quanto riguarda la fiducia, il 65,6% della popolazione la esprime nei confronti di almeno un mezzo di informazione. Quelli considerati più affidabili sono i media tradizionali, vale a dire Tv, radio e quotidiani. Il servizio pubblico televisivo è ritenuto il più affidabile, soprattutto dagli anziani. Il passaparola (35%) gode di maggiore fiducia rispetto ai social (30%). E solo il 2,2% considera affidabili gli influencer, con la percentuale che sale al 4,6% tra i 14-24enni.

I temi più seguiti sono politica, esteri e cronaca, che coprono i due terzi dell’informazione. Ma gli esteri hanno guadagnato spazio con la guerra in Ucraina e la crisi in Medio Oriente. I tg trattano più di cronaca (19,9%), esteri (18,7%) e sport (6,6%), mentre gli approfondimenti danno più spazio a politica (40,5%) ed economia (9,5%).

Giovani spesso vittima di fake news

Il rapporto dell’Agcom segue quello presentato il mese prima da Ipsos, Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo e Parole O_Stili con il contributo di Fondazione Cariplo con il titolo “Alfabetizzazione digitale & Fake News” presentato nel corso del Festival della comunicazione non ostile di Trieste.

Dalla ricerca è emerso che:

  • quasi un giovane su 3 mette un like alle fake news sui social;
  • il 70% dei giovani ritiene di saper riconoscere una fake news;
  • le ragazze condividono il 61% in più di fake news rispetto ai ragazzi;
  • i giovani del Sud Italia hanno tassi di like e condivisione più elevati rispetto a quelli del Centro e del Nord;
  • l’80% dei giovani ritiene che la scuola dovrebbe fornire strumenti per riconoscere le fake news;
  • 1 genitore su 3 non entra mai nel merito di cosa il figlio faccia su Internet.

Come è evidente, uno dei fattori che contribuiscono al proliferare delle fake news è il tempo medio trascorso sui social media: il rapporto evidenzia che chi utilizza i social per 3-4 ore al giorno condivide 5,5 volte più fake news e mette 12 volte più like rispetto a chi invece li usa per meno di un’ora. Secondo il campione le notizie (anche false) sui social influenzano opinioni e comportamenti delle persone.

Fra i giovani intervistati, il 96% ha dichiarato di possedere almeno un account social:

  • il 94% utilizza WhatsApp;
  • il 74% Instagram;
  • il 68% TikTok;
  • Threads e X attirano meno di un giovane su due;
  • il 31% Telegram;
  • il 28% Snapchat;
  • il 26% Twitch.