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La Borsa del 3 febbraio, Milano si riprende dopo lo stop ai dazi ma chiude comunque a -0,7%
L'inflazione nei 20 Paesi della zona euro è aumentata al 2,5% a gennaio dal 2,4% di dicembre
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Via lo spettro dei dazi, Milano si riprende
Dopo una giornata all’insegna della volatilità per i timori di una nuova guerra commerciale, le borse europee chiudono in recupero grazie al dietrofront di Donald Trump sui dazi imposti al Messico. I listini, che in alcuni casi avevano perso oltre il 2%, sono riusciti a limitare i danni sul finale. Milano ha quasi dimezzato le perdite, terminando la seduta a -0,69%.
Nella prima parte della giornata, le vendite sono state alimentate dall’annuncio di nuove tariffe su beni provenienti da Cina, Canada e Messico, con un impatto particolarmente pesante sul settore automotive europeo, fortemente esposto alla produzione in Messico. A riportare un parziale sollievo è stata la decisione di Trump, arrivata poco prima della chiusura dei mercati, di sospendere le nuove tariffe per un mese per proseguire i negoziati con il governo di Claudia Sheinbaum.
A Piazza Affari, il comparto automobilistico resta penalizzato, con Stellantis (-4,52%) e Pirelli (-3,37%) in coda al Ftse Mib, seguite da Saipem (-3,42%). In controtendenza Tim (+1,43%), promossa dagli analisti di Equita, e Mps (+1,42%), sostenuta dalle speculazioni su possibili operazioni di M&A nel settore bancario.
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Dazi e inflazione tengono in rosso le Borse
Le borse europee continuano a essere sotto pressione, con Milano in calo dell'1,54% a 35.911 punti alle 12. A contrastare il trend negativo ci sono solo Generali, Mps e Tim, le uniche in positivo.
A pesare sul mercato, oltre ai nuovi dazi di Trump, anche l'inflazione nella zona euro, che a gennaio ha registrato una lieve accelerazione. Tuttavia, il dato potrebbe aprire la strada a un ulteriore taglio dei tassi da parte della Bce, con una mossa che potrebbe avvenire già a marzo.
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Bitcoin -6% a 94.160 dollari
Anche le criptovalute subiscono forti vendite dopo l'annuncio dei dazi di Trump su Messico, Canada e Cina. Il Bitcoin arretra del 6%, scendendo a 94.160 dollari dopo aver superato nuovamente la soglia dei 100.000 la scorsa settimana. Pesante il crollo dell'Ether nelle contrattazioni asiatiche, con una perdita che ha toccato il 26%.
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Le conseguenze dei dazi di Trump
Le borse europee iniziano la settimana in netto calo, appesantite dall’annuncio del presidente americano Donald Trump sull’introduzione di dazi del 25% su Canada e Messico e del 10% sulla Cina. Sebbene la misura fosse stata anticipata in campagna elettorale, gli investitori speravano in un ammorbidimento delle tariffe. Le vendite si sono estese alle piazze europee, complice il timore che gli Stati Uniti possano imporre dazi anche sull’Europa. Oggi è atteso un incontro tra il presidente Usa e i leader di Canada e Messico, mentre in Europa si terrà un Consiglio europeo straordinario.
Wall Street ha chiuso debole venerdì, invertendo il rialzo iniziale sostenuto dai conti migliori delle attese di Apple. Inoltre, l’inflazione Pce di dicembre, indicatore chiave per la Fed, è risultata in linea con le previsioni ma in aumento al 2,6% dal 2,4% di novembre. Anche il mercato giapponese ha risentito delle tensioni, con il Nikkei in calo del 2,6%.
Nel frattempo, prosegue la stagione delle trimestrali: negli Stati Uniti si attendono i risultati di Alphabet e Amazon, mentre in Europa l’attenzione sarà rivolta soprattutto ai bilanci delle banche.
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Borsa di Tokyo chiude in netto calo a -2,66%
La Borsa di Tokyo chiude la prima seduta della settimana con un forte ribasso, appesantita dai timori sulle ripercussioni dei nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti su Canada, Messico e Cina e dalle ritorsioni annunciate dai paesi colpiti. L'indice Nikkei perde il 2,66%, scendendo a 38.520,09 punti e lasciando sul terreno oltre 1.050 punti. Sul fronte valutario, lo yen si rafforza sul dollaro a 155,40 e sull’euro a 159,10, aggravando le difficoltà per l’export giapponese.
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Spread a 113 punti
Lo spread tra BTp e Bund apre la settimana in rialzo, salendo a 113 punti base dai 110 della seduta precedente. Il rendimento del decennale italiano, invece, si mantiene stabile al 3,56%.
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Pochissimi i titoli in rialzo
È una giornata difficile oggi a Piazza Affari, con pochissimi titoli in rialzo e la maggior parte in calo sopra anche i 2-3 punti percentuali.
Gli unici rialzi sono per Generali con un incremento dello 0,59%, seguita da Enel, che avanza dello 0,26% a 6,887 euro. Ma sul fronte opposto Stellantis subisce la flessione più marcata, affondando Piazza Affari e cedendo il 5,99% a 12,186 euro. Molto male anche Pirelli che arretra del 5,60%, mentre Stmicroelectronics perde il 3,73%. In calo anche Interpump Group e Azimut, entrambe in ribasso del 3,28%.
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Male tutte le borse europee
Le borse europee aprono in calo, con Francoforte che si mantiene sui livelli precedenti registrando una flessione dell'1,98%. Londra avvia la seduta con un ribasso dell'1,28%, mentre Parigi e Milano mostrano un andamento laterale, segnando rispettivamente -0,45% e -1,49%.
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Occhi su Eni e banche
Sul listino milanese, i riflettori sono puntati sui titoli petroliferi, in particolare su Eni, in vista del cda del 26 febbraio, quando verranno esaminati i conti del quarto trimestre 2024 e i dati preliminari dell'intero esercizio.
Grande attenzione anche al settore finanziario, dopo che Unicredit ha rivelato di detenere una quota del 4,1% in Generali, acquisita progressivamente sul mercato, oltre a un ulteriore 0,6% per conto di clienti. La banca ha precisato che si tratta di un investimento puramente finanziario, senza alcuna valenza strategica.
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Profondo rosso per le Borse
Le borse europee si avviano verso un lunedì difficile. Il future sull’Eurostoxx50 cede il 2,46%, mentre quelli americani registrano cali dell’1,51% per il Dow Jones e dell’1,94% per l’S&P 500. A pesare sui mercati sono i dazi annunciati dal presidente statunitense Donald Trump contro Canada, Messico e Cina, alimentando i timori di un'escalation commerciale con possibili ripercussioni sulla crescita globale.
L'euro scende dell’1,3% a 1,025 dollari, il livello più basso da novembre 2022, poiché anche l'Europa è nel mirino di Trump.