Materie prime critiche, Italia indietro: se ne estraggono solo due

L’Ue rilancia l’estrazione e trasforma la filiera dei minerali critici: 60 progetti strategici per litio, cobalto e terre rare, più autonomia e meno dipendenza dalle importazioni

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 20 Giugno 2025 12:04

La richiesta di certe materie prime è destinata ad aumentare. Ormai fondamentali per il comparto della difesa e non solo, si tratta di litio, cobalto e altre sostanze con un elevato rischio di approvvigionamento per via di un’alta concentrazione dell’offerta in pochi Paesi terzi. Per questo, l’Europa ha riaperto i progetti per l’estrazione di queste: da 47 progetti selezionati, adesso sono diventati 60. I 13 nuovi progetti sono situati al di fuori dell’Ue, anche in Paesi o territori d’oltremare.

Il regolamento dell’Ue sulle materie prime

L’Unione europea ha adottato il Regolamento 2024/1252 Critical Raw Materials (CRM) Act, che è diventato operativo il 23 maggio 2024. Qui è presente un elenco di 34 materie prime critiche, di queste 17 sono considerate strategiche in quanto cruciali per la doppia transizione verde e digitale e per l’industria della difesa e dell’aero.

Il regolamento fissa alcuni obiettivi da raggiungere entro il 2030. Fra questi, c’è l’incremento della capacità estrattiva, in maniera tale da coprire almeno il 10% del consumo annuo di materie prime strategiche, e di incrementare la propria capacità di trasformazione fino a garantirne almeno il 40% del consumo annuo. Inoltre si vuole diversificare le importazioni dell’Ue, così che nessun Paese terzo superi il 65% del consumo annuo dell’Unione per ogni materia prima strategica.

I progetti dell’Ue

Il via libera della Commissione Europea al primo blocco di 47 progetti strategici era arrivato nel mese di marzo, con l’intento rafforzare le capacità interne di materie prime strategiche, che a loro volta rafforzeranno la catena del valore delle materie prime europee e diversificheranno le fonti di approvvigionamento. Progetti che per diventare operativi necessitano di un investimento complessivo di capitale pari a 22,5 miliardi di euro.

In particolare, i progetti strategici sono ubicati in 13 Stati membri dell’Ue: Belgio, Francia, Italia, Germania, Spagna, Estonia, Cechia, Grecia, Svezia, Finlandia, Portogallo, Polonia e Romania. Si tratta di progetti che riguardano uno o più segmenti della catena del valore delle materie prime. I progetti riguardano:

  • 25 attività di estrazione,
  • 24 attività di trasformazione,
  • 10 attività di riciclaggio
  • 2 di sostituzione delle materie prime.

Progetti che riguardano 14 delle 17 materie prime strategiche elencate nella normativa sulle materie prime critiche. Tra i progetti selezionati, 22 riguardano il litio, 12 il nichel, 10 il cobalto, 7 il manganese e 11 la grafite.

I nuovi progetti

Si arriva così allo sviluppo più recente, con la Commissione Europea che ha adottato il primo elenco di 13 progetti strategici sulle materie prime critiche situati al di fuori dell’Ue, anche in Paesi o territori d’oltremare. Tra questi, sette si trovano in Canada, Groenlandia, Kazakistan, Norvegia, Serbia, Ucraina e Zambia, nazioni con le quali l’Ue ha un partenariato strategico sulle catene del valore delle materie prime. Gli altri progetti strategici si trovano invece in Nuova Caledonia, Brasile, Madagascar, Malawi, Sud Africa e Regno Unito.

La situazione in Italia

In tema materie prime, l’Italia non fa il ruolo da padrone. A inizio settimana è stato presentato il “Rapporto per una strategia di sicurezza nazionale”, dove  individua criticità come l’approvvigionamento di materie prime.

Le miniere ancora attive in Italia sono 76, di queste 22 trattano le 34 materie prime critiche per l’Unione europea e che sono indispensabili per la difesa. In 20 di queste si estrae feldspato per l’industria ceramica e in due la fluorite utilizzato nell’industria dell’acciaio, dell’alluminio, del vetro, dell’elettronica e della refrigerazione.

Feldspato e fluorite, sono quindi, ad oggi, le uniche materie prime critiche coltivate in Italia; ma i permessi di ricerca in corso, i dati sulle miniere attive in passato e quelli sulle ricerche pregresse e recenti, documentano la potenziale presenza di varie materie prime critiche e strategiche. Come il litio, scoperto in quantitativi importanti nei fluidi geotermici tosco-laziali-campani e diversi altri minerali da cui si producono metalli (rame, cobalto, antimonio, manganese, titanio, stronzio, tungsteno, alluminio, terre rare, gallio, germanio ecc.) indispensabili per la duplice transizione verde e digitale.