Pirateria, 4 italiani su 10 usano il pezzotto: l’identikit e il danno economico

Tracciato il bilancio delle leggi antipirateria in Italia: uno studio identifica il profilo di chi alimenta il fenomeno, circa il 40% della popolazione adulta, e l'impatto economico

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Pubblicato: 20 Giugno 2025 08:00

Nonostante la caccia al “pezzotto” di autorità e istituzioni, in Italia la pirateria continua a dilagare. Lo riferisce l’ultima edizione dello studio Fapav/Ipsos sulle pratiche audiovisive illegali nel nostro Paese, secondo cui nel 2024 circa quattro italiani su 10 hanno fatto visto illecitamente un film, una serie Tv o un evento sportivo in diretta.

Si tratta in totale di quasi 295 milioni di atti di pirateria, che si traducono in circa 2,2 miliardi di euro di fatturato sottratti al sistema Paese.

Il report sulla pirateria

Dai dati del report presentato agli Stati generali della pirateria emerge che il 38% della popolazione italiana adulta ha fruito nello specifico della visione illegale dei film, nel 29% dei casi, di serie Tv e fiction (23%) e di sport (15%), soprattutto partite di calcio, seguite come gare trasmesse in diretta dei gran premi di Formula 1, tennis e MotoGp.

In particolare, l’analisi calcola una perdita di fatturato nel 2024 di 530 milioni di euro su film e serie Tv (-4% rispetto al 2023) e di 350 milioni di euro sugli eventi sportivi live, in aumento del 23% in confronto all’anno precedente.

Mancati introiti che per l’amministratore delegato della Lega Serie A, Luigi De Siervo, sottraggono investimenti al calcio italiano, mettendone a rischio il futuro, con ripercussioni anche sui risultati della rappresentativa azzurra.

“Molti si interrogano sul perché la nostra Nazionale sia in questa situazione e perché manchino i talenti. Una motivazione sono le perdite dovute alla pirateria. Tutti i soldi che ogni anno vengono persi non vengono investiti nei vivai e nella crescita dei nostri giovani” ha dichiarato l’ad della Serie A.

L’impatto sull’economia

Lo studio di Fapav/Ipsos traccia anche un bilancio degli strumenti messi in atto dalle istituzioni nella lotta al fenomeno: della nuova legge antipirateria, a due anni dall’introduzione, e dell’attivazione da febbraio 2024 della piattaforma Piracy Shield, che blocca la trasmissione online di eventi sportivi in diretta entro 30 minuti.

Secondo quanto sottolineato dal presidente della Federazione per la tutela delle industrie dei contenuti audiovisivi e multimediali (Favap), Federico Bagnoli Rossi, la stretta comincia a dare i primi risultati e “i pirati iniziano a preoccuparsi”, come dimostra il calo dell’8% degli atti di pirateria dal 2023 al 2024 e del 56% rispetto al 2016, primo anno di rilevazione dei contenuti trasmessi con modalità vietate.

Ma l’impatto sull’economia italiana rimane rilevante: oltre al danno economico in termini di fatturato per il settore audiovisivo e dello sport, la pirateria provoca una perdita sul Pil stimata in 904 milioni di euro e di 407 milioni di mancati introiti per lo Stato, oltre al taglio di oltre 12mila di lavoratori.

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, presente alla presentazione del report alla Scuola di perfezionamento per le Forze di polizia di Roma, ha ricordato che “lo sport e l’intrattenimento rappresentano settori strategici, non solo sul piano culturale e sociale, ma anche su quello economico”, sottolineando l’importanza della della prevenzione e della repressione di un “fenomeno che alimenta il circuito della criminalità organizzata“.

L’identikit e gli strumenti

Gli strumenti utilizzati principalmente per la visione illecita di contenuti audiovisivi è soprattutto il cosiddetto “pezzotto“, gli Iptv illegali, nel 22% dei casi, seguito dallo streaming (18%), dal download/peer-to-peer (15%) e ancora dalla fruizione tramite social network (13%) o app di messaggistica istantanea (10%).

Nel report viene tracciato anche il profilo tipico dell’utente che fa uso di contenuti piratati, sempre meno giovanissimi e sempre più adulti: se da una parte decresce del 14% la fetta di soggetti tra i 10 e 14 anni che hanno commesso un atto di pirateria, l’identikit del fruitore è individuabile nel 40% dei casi tra under 35, prevalentemente occupati (sei casi su 10), per il 21% dei casi laureati e concentrati più al Sud Italia e nelle isole (4 su 10).