Riarmo Nato, l’Italia farà “scelte difficili” secondo la Corte dei Conti

La Corte dei Conti ha fatto il punto sul bilancio dello Stato, alla luce del peso del complesso quadro internazionale sull'Italia, sottolineando i rischi delle spese militari

Foto di Claudio Carollo

Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Pubblicato: 26 Giugno 2025 19:43

La crisi geopolitica internazionale e gli ultimi scenari di guerra possono rappresentare dei rischi per l’economia italiana. A qualche ora dall’approvazione dei nuovi obiettivi del 5% del Pil per la spese militari entro il 2035 al vertice Nato, la Corte dei Conti mette in guardia sulle “scelte difficili” in materia di Difesa che l’Italia è chiamata a fare.

Un aspetto sottolineato all’interno della relazione al Giudizio di parificazione per l’esercizio finanziario 2024, in cui i giudici contabili hanno fatto il punto dell’equilibrio delle casse dello Stato.

La relazione della Corte dei Conti

Il Presidente di coordinamento delle Sezioni Riunite in sede di controllo della Corte dei Conti, Enrico Flaccadoro, ha analizzato le previsioni sul Pil contenute nel Documento di finanza pubblica, ritenute condivisibili alla luce di una fase economica sotto controllo, assoggettata però al calcolo dei diversi rischi, al momento “al ribasso” ma che potrebbero acutizzarsi alla luce del nuovo scenario di guerra in Iran, con le conseguenti ripercussioni sull’economia mondiale e la sua crescita.

Variabili, come spiegato dal giudice contabile, legate ai possibili sviluppi in negativo relativi ai tassi di cambio, ai tassi di interesse e le quotazione del petrolio.

A questo contesto si aggiungono inoltre le incognite determinate dal tira e molla di Donald Trump sui dazi Usa.

Lo scenario macroeconomico internazionale che fa da sfondo all’evoluzione dell’economia e della finanza pubblica italiane è profondamente caratterizzato dallo shock indotto dai ripetuti e contrastanti annunci sugli incrementi dei dazi e dalla conseguente forte volatilità dei mercati finanziari

Le spese militari

A destare apprensioni sulla stabilità dei conti italiani, considerato il deficit del nostro Paese, l’aumento delle spese militari deciso nell’ultimo vertice Nato, in cui è stato approvato l’aumento al 5% del Pil sugli armamenti entro il 2035 per i 32 Paesi dell’Alleanza atlantica.

Secondo la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si tratterebbe di un obiettivo sostenibile, ma per l’Italia (che soltanto adesso ha centrato il precedente traguardo del 2%) l’intesa si traduce in un incremento di circa il triplo della spesa militare, par a circa 100 miliardi l’anno in più, per complessivi 400 miliardi aggiuntivi.

Nella sua requisitoria orale, il Procuratore generale della Corte dei Conti, Pio Silvestri, ha sottolineato come l’aggravarsi del panorama geopolitico internazionale facciano emergere l’importanza di una pianificazione, programmazione e gestione dei costi della Difesa, che richiedono maggiori investimenti per stare al passo con lo sviluppo tecnologico delle armi.

D’altronde con il rischio di una espansione del conflitto russo ucraino ai limitrofi paesi aderenti alla Nato, l’adesione all’alleanza atlantica vieppiù impone delle riflessioni sul tema delle spese militari.

Il procuratore ha sottolineato anche che il nostro Paese sarà chiamato a grossi investimenti per la costruzione, sia pubblici sia privati per la costruzione di una Difesa europea.

Per l’Italia si tratterà di fare scelte in linea con la partecipazione agli organismi internazionali ma comunque difficili stante la situazione di deficit di bilancio ancora consistente e il contesto ancora lontano dalla ipotesi di costruzione di un sistema di Difesa europea