Quanto pesa il riarmo Nato su deficit e debito italiani

L'aumento delle spese sulla Difesa al 5% del Pil deciso in sede Nato potrà portare a effetti diversi sul bilancio di Paesi europei, con rischi su chi ha un debito pubblico maggiore

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Pubblicato: 30 Giugno 2025 11:39

L’obiettivo del 5% sul Pil per la Difesa entro il 2035 stabilito al vertice Nato porterà a più tagli, aumento del deficit e peserà anche sul debito pubblico, rischiando di incidere sul profilo di credito sovrano dei Paesi Ue. È quanto emerge dall’analisi dell’agenzia di rating europea Scope Ratings, secondo cui l’aumento delle spese militari porterà a un impatto sul bilancio diverso da stato a stato.

Secondo le stime emerse nello studio, l’accordo raggiunto tra i membri dell’Alleanza atlantica aggiungerebbe in media ogni anno l’1,3% in più sulla Difesa Nato. Si passerebbe dunque dagli attuali 360 miliardi di dollari a oltre 600 miliardi annuali, con effetti diversi per ogni Paese anche sulla base dei margini di emissione di nuovo debito.

I deficit di spesa

Tra le grandi economie europee, la Germania fa segnare un deficit per le spese militari più alto in termini assoluti. Per aumentare gli investimenti sulla Difesa fino al precedente obiettivo Nato del 2%, il governo tedesco ha dovuto approvare nel 2022 un fondo speciale di 100 miliardi. Al suo esaurimento, si dovrebbero finanziare gli armamenti con una nuova emissione di debito per oltre 100 miliardi all’anno.

Senza il nuovo debito, il governo tedesco dovrebbe ricavare le risorse dal bilancio, con un impatto del 17% sulle entrate del governo centrale, una quota decisamente più alta in confronto alle altre potenze europee.

Il deficit di spesa per la Difesa di Berlino risulta oltre il doppio rispetto ai 46 miliardi dell’Italia, della Francia (45 miliardi di dollari), del Regno Unito (41 miliardi di dollari) e della Spagna (37 miliardi di dollari).

Ma secondo quanto sottolineato dall’agenzia Scope Ratings, la Germania sarebbe tra i pochi Paesi dell’Ue che potrebbe affrontare le nuove richieste di spesa della Nato dal punto di vista fiscale, insieme altri Stati membri con rating AAA sul debito o altri già vicini all’obbiettivo come Grecia, Polonia e Paesi baltici.

L’impatto sul debito

Nonostante un allentamento sulle regole europee di bilancio abbiano portato ad allontanare il pericolo di procedure di disavanzo eccessivo rispetto al 3% del Pil, Paesi come Francia, Belgio e Italia, già sottoposti a Excessive deficit procedures, potrebbero risentire pesantemente del riarmo Nato nel percorso di risanamento dei conti pubblici.

Secondo quanto previsto dall’agenzia Scope Ratings, la possibilità diversa tra i Paesi di margini più o meno ampi sul debito pubblico, comporterà una velocità diversa con cui gli Stati membri della Nato arriveranno all’obiettivo del 5% sul Pil: se i Paesi dell’Europa centro-orientale potranno incrementare la spesa per il riarmo in anticipo, Paesi come il Portogallo e l’Italia e quelli che vincolati a paletti fiscali significativi (come il Belgio e la Francia) procederanno molto probabilmente in modo più lento.

La Marina Usa punta su Ficantieri

Se da una parte l’Italia dovrà spendere per i prossimi dieci anni, considerando il Pil attuale, tra i 165 e i 220 miliardi di euro sulla spese militari, la corsa agli armamenti però potrà portare anche a un nuovo impulso per la reindustrializzazione del settore della Difesa tricolore.

Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, infatti, la Marina statunitense starebbe pensando al colosso della cantieristica navale Fincantieri per ampliare la propria flotta.

Il gruppo guidato da Pierroberto Folgiero può contare sulle sedi negli Usa della controllata Fincantieri Marine Group (Fmg), dove sono presenti tre cantieri navali, Fincantieri Marinette Marine, Fincantieri Bay Shipbuilding e Fincantieri Ace Marine, per aggiudicarsi la commessa che potrebbe arrivare presto da Washington.

Lo scorso aprile, Donald Trump ha infatti firmato un ordine esecutivo che aumenterà di 100 unità il parco delle navi militari statunitensi e che potrebbe rappresentare un’ottima occasione per il gruppo navale italiano.