Per secoli la filosofia, intrecciata con la politica, si è soffermata sul concetto di proprietà privata, sulla sua valenza, sul suo peso specifico all’interno del società. Negli ultimi decenni stiamo assistendo ad una rivoluzione economica: il concetto stesso di possesso si è trasformato radicalmente. Se una volta acquistare un’auto, una casa, un libro o un videogioco significava realmente possederli, oggi il quadro è profondamente diverso. In un mondo con un potere d’acquisto sempre più una rogna per il consumatore e una rincorsa all’aumento dei prezzi in qualsiasi settore, stiamo passando da un’economia fondata sulla proprietà a una centrata sull’accesso.
Spesso senza neanche rendercene conto, paghiamo per usufruire di un bene o di un servizio, ma senza esserne realmente proprietari. Il fenomeno coinvolge ogni ambito della nostra vita quotidiana: dalle auto alla musica, dai film ai libri digitali, dai videogiochi ai software professionali. A questo si aggiunge un dato preoccupante: molte persone contraggono debiti anche per beni non di prima necessità, come vacanze o elettrodomestici, aumentando il rischio di sovraindebitamento.
Il fenomeno della auto in leasing
Un esempio evidente è il mercato automobilistico. Sempre più consumatori scelgono la formula del leasing o del noleggio a lungo termine. Il settore spinge soprattutto per questa soluzione e con il passare degli anni sono sempre di più le persone che hanno scelto questa modalità per acquistare un’auto. Il canone mensile permette l’utilizzo del veicolo e al termine del contratto l’auto non è di proprietà dell’utilizzatore.
La maxirata finale, spesso molto onerosa, spinge molti utenti a rinnovare il leasing anziché riscattare il veicolo, perpetuando un ciclo senza possesso. In fondo che differenza fa essere proprietari di un bene se lo si sta comunque utilizzando a proprio piacimento? Su questo aspetto Locke e Rousseau hanno dibattuto allo sfinimento, ognuno nella propria epoca, e rimarrebbero colpiti dalla praticità dell’attuale economia.
L’era dello streaming a noleggio
Nel mondo dell’intrattenimento, la tendenza è altrettanto evidente. Piattaforme come iTunes, Netflix, Disney Plus, Spotify o Amazon Prime offrono l’accesso a contenuti multimediali dietro pagamento di un canone mensile. Il concetto di “acquisto” svanisce: non possediamo album musicali, film o libri, otteniamo solo il diritto temporaneo alla loro fruizione.
Anche gli e-book acquistati su Kindle, ad esempio, non sono nostri in senso pieno. Da circa un anno sono cambiate le cose e infatti ora Amazon conserva il diritto di rimuovere un libro dalla biblioteca digitale in qualsiasi momento, senza obbligo di preavviso. È accaduto in passato con titoli ritirati per motivi contrattuali o di copyright. Un po’ come quando nei ruggenti anni ’90 si andava da Blockbuster e la serata passata scegliendo quale film noleggiare, con pop corn caramellati inclusi. In questo caso, però, la restituzione della casetta dava più consapevolezza del noleggio dell’usufrutto del bene di consumo.
Videogiochi e software in abbonamento
Il modello dell’abbonamento è ormai dominante anche nel settore dei videogiochi. Servizi come Xbox Game Pass, PlayStation Plus o EA Play propongono librerie di titoli accessibili a fronte di un canone mensile. Chi non rinnova perde l’accesso, anche ai salvataggi in cloud. Una logica simile è applicata da Adobe per i software di grafica o da Microsoft per Office.
Il discorso vale anche per chi vuole semplicemente lavorare o produrre: molti strumenti digitali sono oggi disponibili solo tramite licenza temporanea, obbligando gli utenti a pagare ciclicamente per accedere a strumenti fondamentali. Ci sono formule che prevedono qualche giorno di prova, così per testare il programma, e poi il pagamento mensile per poter usufruire di quel software. Una modalità che è stata implementata inizialmente per combattere la pirateria ma che ormai è diventato un modello di business sempre più consolidato.
Debiti a rate infinite e spese superflue
Accanto a questi abbonamenti, si è sviluppata una tendenza crescente alla rateizzazione, anche per beni e servizi non essenziali. Dai telefoni agli elettrodomestici, passando per l’abbigliamento e persino le vacanze, tutto può essere pagato a rate. Strutture turistiche e agenzie di viaggio offrono pacchetti vacanza con pagamenti dilazionati, incoraggiando la spesa anche in assenza di disponibilità immediata.
È il caso dei finanziamenti “Buy Now, Pay Later” (BNPL), che permettono di acquistare subito e iniziare a pagare solo in seguito. Molti consumatori, attirati dalla facilità d’accesso al credito, contraggono debiti per soddisfare desideri immediati, spesso superflui, senza considerare gli effetti cumulativi sul proprio bilancio.
Secondo i dati Bankitalia, la percentuale di famiglie italiane con debiti è in crescita, e sebbene molti rientrino nella gestione ordinaria (mutuo, auto, ecc.), aumenta il numero di coloro che finanziano anche spese voluttuarie. Il rischio è quello di vivere in una condizione di perenne esposizione debitoria, aggravata da tassi d’interesse crescenti e inflazione.
Una vita a credito che pesa troppo a fine mese
Se prendiamo come riferimento uno stipendio medio mensile netto in Italia, pari a circa 1.500 euro, risulta evidente quanto questo sistema incida sulla capacità di risparmio:
- Auto in leasing: 250-400 euro/mese
- Abbonamenti streaming (TV, musica, libri): 30-50 euro/mese
- Videogiochi o software: 20-40 euro/mese
- Telefonia e internet: 30-50 euro/mese
- Eventuali rate per smartphone, elettrodomestici o vacanze: 100-300 euro/mese
A ciò si aggiungono spese fisse come affitto o mutuo, utenze e alimentari. Il margine per accantonare risparmi reali si riduce drasticamente, mentre la dipendenza da servizi a pagamento diventa strutturale. Del resto negli ultini anche colossi come Amazon e Paypal hanno introdotto la possibilità di pagare a rate, un’alternativa utile per chi non riesce ad avere immediata liquidità.
In questo contesto, diventa fondamentale promuovere l’educazione finanziaria e una maggiore consapevolezza del rapporto tra consumo e proprietà. Acquistare qualcosa non significa necessariamente possederla. I contratti, le condizioni di utilizzo, le clausole contrattuali e le modalità di accesso devono essere letti e compresi, per evitare sorprese.
Ritrovare un equilibrio tra accesso e possesso, tra desiderio e sostenibilità economica, è oggi più che mai una sfida per le famiglie italiane, chiamate a riflettere su un modello di vita sempre più legato al credito e all’effimero. Spesso si sottovaluta l’aspetto psicologico di una vita a rate. Una continua rincorsa per arrivare a fine mese senza complicare la situazione debitoria crea forte stress, tensione psicologica fino ad abbassare notevolmente la qualità della vita.