Borse di studio tassate, niente esenzione Irpef con il Pnrr-scuola

Dal 7 giugno 2025 le borse post laurea per ricerca perdono l’esenzione Irpef, con impatto economico diretto sui beneficiari. Confusione nelle università su cosa fare per i prossimi contratti

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Claudio Cafarelli

Giornalista e content manager

Giornalista pubblicista laureato in economia, appassionato di SEO e ricerca di trend, content manager per agenzie italiane e straniere

Pubblicato: 26 Giugno 2025 12:15

Eliminata l’esenzione fiscale e l’irrilevanza ai fini Irap. Le borse di studio saranno tassate, questa la novità entrata in vigore il 7 giugno 2025 dopo l’approvazione dell‘articolo 1-bis, comma 4, del Decreto Legge 45/2025 conosciuto come decreto Pnrr-scuola. D’ora in poi saranno oggetto di tassazione tutte le borse di studio per attività di ricerca post laurea.

Le modifiche introdotte dal decreto Pnrr-scuola

Il decreto si inserisce in un contesto più ampio di riforma dei contratti di ricerca universitari. In particolare, modifica la legge 240/2010 (legge Gelmini) introducendo due nuove figure contrattuali: gli incarichi post doc e gli incarichi di ricerca. Questi sostituiscono i precedenti assegni di ricerca e, secondo quanto previsto, continueranno a beneficiare dell’esenzione Irpef.

Il comma 4 dell’articolo 1-bis cancella espressamente l’esenzione precedentemente riconosciuta alle borse di studio post laurea. Il testo elimina le parole che conferivano l’agevolazione fiscale alle borse universitarie, creando una situazione normativa che penalizza chi ha ottenuto una borsa di studio al di fuori delle nuove categorie contrattuali.

Le borse di studio assegnate prima del 7 giugno

Un punto controverso riguarda le borse di studio già assegnate prima dell’entrata in vigore della nuova norma. Secondo esperti legislativi, queste borse continuano ad esistere secondo i regolamenti interni delle università, ma non beneficiano più dell’esenzione Irpef. Il Ministero dell’Università e della Ricerca, contattato dal Corriere della Sera, ha dichiarato che, a suo avviso, il principio di non retroattività mette al riparo queste borse dalla nuova tassazione.

Il problema resta sul piano pratico. L’incertezza normativa potrebbe portare a differenze di trattamento tra università o a problemi in fase di erogazione delle somme. In assenza di una disposizione transitoria esplicita, i ricercatori coinvolti rischiano di vedersi ridurre gli importi delle borse.

Impatto economico per i beneficiari

La tassazione Irpef è calcolata in base al principio di cassa. Ciò significa che la tassazione avviene nel momento in cui le somme vengono effettivamente incassate. Chi ha percepito somme esenti fino al 6 giugno, vedrà applicata l’Irpef su quelle incassate successivamente, con un impatto diretto sul valore netto ricevuto.

In pratica i ricercatori che ricevono mensilmente la borsa noteranno una diminuzione dell’importo netto a partire dalla mensilità di giugno, in assenza di misure correttive o integrazioni. Questo rappresenta un problema concreto, soprattutto in considerazione degli importi già contenuti rispetto alla media europea.

La posizione del Ministero

Il Ministero ribadisce che l’intenzione della norma non è quella di penalizzare i borsisti, l’obiettivo è quello di promuovere forme contrattuali più tutelanti. L’esenzione fiscale rimane, infatti, per gli incarichi di ricerca e post doc.

Attraverso il decreto che porta a borse di studio tassate si spinge a puntare su contratti più stabili e regolamentati. Se però le università continueranno a erogare borse di studio secondo i vecchi regolamenti, rimane il rischio che queste vengano tassate, determinando conseguenze negative per i giovani ricercatori coinvolti.