Parlando in un’audizione davanti alle Commissioni riunite Attività produttive e Ambiente della Camera, il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha chiarito le tempistiche per il deposito nazionale di scorie radioattive. Il progetto riceverà le autorizzazioni necessarie entro il 2029 e sarà operativo entro il 2039.
Nel frattempo nessuna Regione, tra quelle in cui sono state individuate le 51 aree idonee alla costruzione del deposito, ha avanzato una candidatura spontanea per ospitare il deposito. Se non sarà raggiunto un accordo tra Stato ed enti locali, a decidere sarà il Governo per decreto.
Le tempistiche per il deposito nazionale
Ci vorranno ancora almeno quattro anni perché Sogin, la società che si occupa dello smantellamento delle centrali nucleari italiane, dia l’autorizzazione per la realizzazione di un deposito nazionale delle scorie radioattive. Dal 2029 quindi si potrà iniziare la costruzione, che potrebbe terminare dieci anni dopo, nel 2039.
Affermazioni che smentiscono quanto detto dallo stesso Pichetto Fratin in un’intervista al quotidiano La Stampa del 6 maggio scorso, in cui il ministro aveva definito “illogico” il progetto di un unico deposito di scorie radioattive in Italia, al posto degli attuali 22 depositi temporanei.
In realtà è stato appurato da diverse analisi che un unico deposito per le scorie a bassa e media intensità ridurrebbe di molto i 60 milioni di euro che l’Italia spende ogni anno per gestire i suoi rifiuti nucleari. Questi non derivano soltanto dal vecchio combustibile delle centrali dismesse, ma soprattutto dalle attività ospedaliere, di ricerca e industriali che comportano la produzione di scorie radioattive.
Le Regioni candidate a ospitare le scorie radioattive
Nel 2023 il Governo di Giorgia Meloni ha stabilito le 51 aree idonee alla costruzione di un deposito nazionale per i rifiuti radioattivi. Si trovano in sei regioni:
- Basilicata;
- Lazio;
- Piemonte;
- Puglia;
- Sardegna;
- Sicilia.
La provincia con il maggior numero di aree idonee è quella di Viterbo, con 21 siti.
Il processo di scelta del sito richiede una collaborazione tra enti locali e Governo in diverse sedi, soprattutto per ricevere l’approvazione della popolazione locale a seguito della pubblicazione della mappa delle aree idonee. Un tema su cui lo stesso Pichetto Fratin è tornato durante l’audizione:
Questi temi animano i territori, le comunità locali che avvertono un senso di minaccia derivante dalle scorie nucleari o dall’installazione, avvertita come selvaggia, di impianti a fonti rinnovabili. I territori hanno bisogno di voci autorevoli che plachino, o quanto meno, riportino nei giusti binari le legittime preoccupazioni derivanti da un effetto Nimby (Not in my back yard, ndr) particolarmente evidente su queste tematiche.
La decisione finale: senza accordo il Governo agirà per decreto
Convincere la popolazione di un comune a ospitare un deposito di scorie radioattive sarà complesso, ma il ministro dell’Ambiente ha anche chiarito che, in caso non sia possibile trovare un accordo con gli enti locali, sarà lo Stato a scegliere la zona più adatta a ospitare la struttura. Pichetto Fratin ha dichiarato in audizione:
In caso di mancato raggiungimento delle intese sui singoli siti, la decisione sarà assunta con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, integrato con la partecipazione del presidente della Regione interessata.