Milan sano e deludente, Cardinale è a un bivio cruciale: 457 milioni non placano i tifosi

Il Milan di Cardinale si muove con oculatezza. Ogni passo è studiato ma nel processo, con il bilancio in positivo e un debito (quasi) sotto controllo, ci si è dimenticati del campo

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Pubblicato: 26 Giugno 2025 12:58

Come sta il Milan? Cardinale deve vendere, vendere (vattene), vendere (vattene)? Proviamo ad addentrarci nel progetto rossonero, a un passo dall’avvio di un nuovo capitolo (perché Allegri è abituato ad aprire cicli e su quella panchina ha dimostrato di saperlo fare).

Il quadro non è di quelli semplici da realizzare, considerando le idee future convincenti ma non ancora realizzate, il bilancio economico più tendente al verde che al rosso e gli inciampi sul terreno di gioco, così come lo scoramento della tifoseria. In sintesi: in che fase della sua crescita è oggi il Milan e dove può arrivare?

La gestione economica di Cardinale

Il mondo del calcio si regge sui debiti. Salvo alcune rare eccezioni, come il Napoli di De Laurentiis, i grandi traguardi si possono raggiungere (o sfiorare, come l’Inter negli ultimi 3 dispendiosi anni) soltanto tramite un sistema di spesa ben maggiore rispetto alle proprie possibilità.

Ci si indebita per nuovi progetti e per saldare vecchi debiti. Scatole cinesi che non crollano soltanto perché gli istituti ritengono certi club “too big to fail” (ricorda qualcosa?). Si inserisce in quest’ottica il nuovo San Siro, che sulla carta Milan e Inter non potrebbero minimamente permettersi. Operazione da 1,2 miliardi di euro, circa, al netto di 734 milioni di euro di debiti dei nerazzurri (fonte Report) e 324 milioni di debiti dei rossoneri.

In questo scenario, più che parsimoniosi occorre essere oculati. Ogni singola mossa conta, eccome, e può innescare un effetto a catena, positivo o negativo che sia. Gerry Cardinale, con la sua RedBird Capital Partners, non ha avuto timore di diventare il nemico necessario della tifoseria. Lo è stato per anni De Laurentiis, tacciato di voler vincere soltanto lo “scudetto del bilancio” per proprio interesse.

Alcune costruzioni però richiedono anni di sacrifici, difficili da digerire quando si parla di passione sportiva. Riassumiamo i tre punti chiave di questa strategia:

  • ricavi in crescita attraverso una strategia di partnership commerciali più aggressiva rispetto al passato e sponsorizzazioni potenziate. I ricavi commerciali sono aumentati del 120% in quattro stagioni e il bilancio 2023-24 è stato chiuso con il secondo utile consecutivo, pari a +4,1 milioni di euro. Qualcosa di tremendamente rilevante, se si pensa che prima della stagione 2022-23 un utile di bilancio lo si era visto nel 2006. Tutto ciò grazie a un record storico di ricavi, pari a 456,9 milioni di euro (prima assoluta nella storia del club). Rientrano in questa cifra monstre anche i 143,4 milioni di euro derivanti da ricavi commerciali e sponsor;
  • costi controllati attraverso una gestione attenta, che non può evitare uscite importanti ma attua politiche di rinegoziazione contrattuale cruciali. A ciò si aggiungono scelte di mercato oculate, come i prestiti sottoscritti con obbligo di riscatto basato sulle prestazioni del calciatore;
  • plusvalenze strategiche che fanno male al cuore ma bene al bilancio e, in ultima analisi, al club. L’esempio perfetto, per restare nell’attualità, è Theo Hernandez all’Al Hilal. Con un costo storico di 22,8 milioni di euro e un valore netto calcolabile in poco meno di 3 milioni (contratto in scadenza nel 2026), il nuovo bilancio del Milan si avvantaggerebbe di una plusvalenza di 27 milioni circa, a fronte di una vendita a 30 milioni.

Niente Champions, tra bilancio e tifosi

La gestione fiscale ha avuto la precedenza su tutto, anche sulla costruzione di un progetto sportivo solido. Non sono mancate le scelte malsane negli uffici rossoneri, che hanno portato a cambi in panchina, modifiche strutturali societarie e, in ultima analisi, alla mancata Champions League (per la prima volta dal 2016).

Un danno considerevole, tenendo conto di quanto il nuovo format sia ricco. Non solo, il Milan è fuori da tutte le Coppe, il che è un bene soltanto per Allegri, che tenterà un’operazione alla Conte. Per la fiscalità del club, i tifosi e il brand, però, si tratta di un passo indietro doloroso e difficile da accettare.

Per capire quanto pesi tutto ciò, per la Champions 2025-26 la Uefa metterà sul tavolo 2,5 miliardi di euro, da distribuire tra le 36 squadre partecipanti. La sola qualificazione al torneo internazionale vale 18,6 milioni.

Come se non bastasse la mancata qualificazione, occorre tener conto anche della rapida uscita dalla competizione precedente. L’eliminazione nella fase dei playoff per mano del Feyenoord ha privato Cardinale di:

  • introiti da market pool;
  • premi Uefa;
  • punti reputazione e appeal sui mercati internazionali del brand Milan.
  • Conti alla mano, quanto avrebbe garantito la partecipazione alla prossima Champions League? Ecco qualche cifra utile per avere un quadro più chiaro della situazione:
  • partecipazione ai gironi vale circa 35-40 milioni;
  • market pool variabile e delineato dall’audience delle singole gare ma calcolabile intorno a 20 milioni di euro redistribuiti dall’Uefa;
  • bonus sponsorizzazioni legati alla visibilità mondiale della Champions, non calcolabili esattamente ma in grado di trascinare la cifra degli incassi perduti intorno ai 90 milioni.

Il Milan è a un bivio

Il Milan di Cardinale sta facendo bene ma è distante da una gestione complessiva eccellente. Alcuni passi sono giusti ma altri, soprattutto quelli più vicini al terreno di gioco, risultano ampiamente deludenti.

In questo scenario, Massimiliano Allegri sarà guida e raccordo, guardando a squadra e società. Ha l’esperienza giusta e le spalle abbastanza larghe da poter ricompattare l’ambiente, ma nulla si può chiedere al tecnico in altri ambiti.

Il Milan è posto dinanzi a differenti bivi in vari ambiti, come per il capitolo stadio. Qual è la scelta giusta? I terreni di San Donato Milanese sono stati acquistati con largo anticipo. Tutto lasciava pensare a un progetto ormai avviato e invece quell’area potrebbe ospitare altri progetti rossoneri, dalla Primavera a idee non ancora messe nero su bianco.

Per ora questo discorso è stato messo in pausa dal nuovo San Siro, che però risulta ampiamente contrastato. L’incubo del vincolo fa sentire il suo peso e intanto ogni giorno di ritardo si traduce in perdite economiche rispetto ai prospetti stilati negli ultimi mesi. Al netto del fatto che uno stadio ristrutturato fa prevedere di per sé meno guadagni rispetto a una costruzione ex novo.

Il fatturato di base attende un nuovo stadio per poter crescere nettamente. In pieno stile italiano, però, gli annunci sono tanti e alla fine chi vince è la burocrazia.

Altro bivio è quello del mercato. L’assenza degli introiti Champions aprono le porte a una potenziale corsa scudetto, ma con quali calciatori? Allegri ci proverà ma le operazioni sono limitate, volendo tutelare il bilancio. Ci si baserà dunque su:

  • precedenza ai prestiti, per accogliere profili importanti, affascinati anche dal brand, senza impegnare grosse cifre nell’immediato, nella speranza di poter conquistare almeno il quarto posto e assicurarsi un “cash flow” importante nella prossima stagione;
  • riscatti legali agli obiettivi raggiunti, che permettono di limitare i rischi;
  • focus sui giovani per ottenere talenti a basso costo e potenziali plusvalenze a medio-lungo termine.
  • Sulla carta tutto giusto ma lo sport è imprevedibile. Il sogno di Cardinale è quello di un club che si autoalimenti, al netto di qualche inciampo preventivabile. Al momento, però, il campo ha ampiamente tradito le aspettative.

Nuovi soci e possibile rivendita

Il passo più lungo della gamba non rientra dunque nella visione aziendale di Cardinale, che si ritrova però in un ambiente caldissimo e pronto a esplodere. Si sta dunque valutando l’ingresso di investitori di minoranza, così da ottenere liquidità per accelerare il progetto meramente sportivo e non solo.

Occorre infatti alleggerire il debito contratto con Elliot Management, risalente all’acquisizione del Milan nel 2022 per 1,2 miliardi di euro. A oggi, questo è il “peccato originale” nei conti della società, che mira a ottenere l’assoluzione dopo un parziale rimborso operato (da 700 a 500 milioni).

Protesta tifosi Milan
IPA
Protesta tifosi Milan

Fondi infrastrutturali sono interessati allo stadio, che per ora è ancora avvolto nella nebbia. Non è però da escludere l’ipotesi di multiproprietà nel mondo dei media, così da potenziare la distribuzione dei contenuti. Che dire poi dell’Asia. É un mercato che strizza ancora l’occhio alle milanesi e alcuni operatori potrebbero ampliare le chance commerciali. In nessun caso, però, sembra esserci margine per una cessione vera e propria. Anzi Cardinale dovrà prestare attenzione a tutti i possibili step. L’eccessivo frazionamento del capitale potrebbe infatti ulteriormente rallentare alcune dinamiche.

Al tempo stesso, le missioni operate in Qatar, Arabia Saudita e Bahrein potrebbero rappresentare anche una perfetta “exit strategy”. Ipotizzando un blocco stadio ben più duraturo di quello attuale e una generale difficoltà di profitto, una potenziale prelazione sulla maggioranza delle quote in caso di cessione futura potrebbe rendere più semplici possibili discussioni su un nuovo passaggio di mano per il club.

Ancora un bivio, dunque, quello più importante: tutelare i conti, tagliando spese e allontanando i grandi investimenti finché non saranno finanziabili dal club stesso, o lasciarsi travolgere dall’ambizione e accettare una crescita del debito nel breve periodo, scommettendo di poter rientrare grazie ai risultati sportivi conquistati?