Stipendi troppo bassi al Sud, cresce il divario con il Nord Italia

Chi sta nel Mezzogiorno guadagna sempre di meno e la percentuale di cittadini a rischio povertà è più alta al Sud che al Nord, mentre cresce il divario dei redditi medi

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Pubblicato: 2 Aprile 2025 08:13

L’Italia è un Paese sempre più diviso sul fronte dei redditi. I dati recentemente diffusi dall’Istat mostrano infatti una realtà preoccupante, fatta di disparità profonde tra il Nord e il Sud. Le disuguaglianze economiche non sono solo una questione di numeri, perché la divisione tra le due macroaree ha un impatto significativo anche sulle opportunità di crescita, sul benessere delle famiglie e sulla coesione sociale.

Il divario tra Nord e Sud

Secondo l’ultimo report dell’Istat, pubblicato a marzo 2025, nel 2024 la percentuale di italiani a rischio povertà o esclusione sociale si è registrata maggiormente al Sud, dove ha raggiunto il 39,2%, contro l’11,2% del Nord-Est. Si tratta di una differenza evidente, che riflette non solo la disuguaglianza nei redditi, ma anche un accesso molto più limitato alle risorse fondamentali per una vita dignitosa:

  • istruzione;
  • servizi sanitari;
  • opportunità lavorative.

Ma non è solo il rischio di povertà a fare emergere la disparità tra le due Italie. La quota di individui a bassa intensità lavorativa, cioè che lavorano part-time o che non riescono a entrare nel mercato del lavoro in maniera stabile, è del 16,9% al Sud, contro il 3,6% del Nord-Ovest. La scarsità di occupazione stabile al Sud, unita a una crescita economica che fatica a decollare, contribuisce in maniera determinante a creare un gap che sembra incolmabile.

Le differenze dei redditi

Un altro dato che evidenzia la spaccatura tra le due Italie è il reddito medio delle famiglie:

  • al Nord supera i 41mila euro annui;
  • al Sud si ferma a 30.667 euro.

Questa disparità, purtroppo, non è una novità. Anzi, la forbice tra Nord e Sud si allarga ogni anno di più e l’attuale scenario economico non fa pensare che le cose possano migliorare nel breve termine.

Ma le bollette sono uguali

Come se non bastasse, a peggiorare ulteriormente la condizione delle famiglie in difficoltà ci sono fenomeni come l’aumento dei costi energetici, che colpiscono in modo particolare le famiglie numerose e quelle a reddito medio-basso.

Le difficoltà nel far fronte alle bollette sono diventate una realtà quotidiana per molte famiglie, che devono fare i conti con un caro-energia che rende ancora più difficile arrivare a fine mese e che ha fatto aumentare le tariffe della luce.

Le soluzioni proposte: i consumi di cittadinanza

Di fronte a questa realtà, Assoutenti ha sollecitato il Governo ad adottare misure concrete per sostenere le famiglie in difficoltà. In particolare, è stata proposta l’introduzione dei “consumi di cittadinanza”, una misura che prevede la garanzia di una quota minima di prodotti e servizi essenziali per le famiglie più vulnerabili.

L’idea è quella di garantire alle famiglie a basso reddito un pacchetto di beni di prima necessità, che includa alimentari, forniture energetiche e altri servizi fondamentali, in modo da ridurre le disuguaglianze territoriali.

I consumi di cittadinanza rappresentano un intervento diretto e mirato, che potrebbe fare la differenza per le famiglie più fragili, quelle che si trovano ai margini della società e che non riescono a sostenere i costi di una vita dignitosa. Inoltre una misura di questo tipo potrebbe non solo aiutare a ridurre la povertà, ma anche contribuire a riequilibrare le disuguaglianze che oggi segnano profondamente il Paesi, con molte regioni a rischio povertà.