Secondo una recente analisi dell’Osservatorio Nazionale di Federconsumatori, nell’ultimo anno il costo del gelato è aumentato in media del +9%, con picchi ancora più alti nel caso delle confezioni industriali: +24% per i gelati a stecco e +23% per quelli in vaschetta. A una prima lettura, si potrebbe pensare che l’inflazione alimentare – conseguenza delle ben note tensioni internazionali, dei rincari energetici e delle difficoltà nelle filiere produttive – sia alla base di questi incrementi. E in parte è così. Latte, zucchero e cacao, ingredienti chiave del gelato, hanno effettivamente registrato negli ultimi anni un sensibile aumento dei costi.
A questo si è aggiunto però il caro-energia, che ha colpito sia i produttori artigianali sia l’industria del freddo. Tuttavia, secondo Federconsumatori, questi fattori non sono sufficienti a giustificare rincari che in certi casi superano il doppio in appena due anni.
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Di quanto sono aumentati i prezzi del gelato, un’analisi dei costi
Un dato colpisce in particolare: dal 2022 a oggi, un cono piccolo in gelateria è passato da 1,50 euro a una media di 2,90 euro, quasi il doppio. Un gelato confezionato – ad esempio un cono industriale – costava 1,20 euro nel 2022 e oggi si acquista a 2,50 euro. Ciononostante, i consumi non sembrano aver subito un calo significativo.
Allargando lo sguardo oltre l’ultimo anno, i dati dell’Osservatorio evidenziano un trend di lungo periodo ancora più significativo. Rispetto al 2021, i costi del gelato sono aumentati in media del +42%. Se il confronto si sposta al 2002, l’aumento medio dei prezzi è addirittura del +138%. In vent’anni, il prezzo di un alimento considerato tradizionalmente popolare e accessibile è più che raddoppiato, superando di gran lunga l’inflazione generale nello stesso arco temporale.
Ma se da un lato aumentano i prezzi, dall’altro diminuiscono le quantità, almeno per quanto riguarda i prodotti confezionati. È questo il fenomeno della shrinkflation, ovvero la riduzione del contenuto o della dimensione dei prodotti a fronte di prezzi invariati o in crescita. Federconsumatori evidenzia che i gelati a stecca si sono rimpiccioliti in media del 15% rispetto al 2002. Anche le versioni gourmet – spesso pubblicizzate come premium – hanno subito una riduzione del volume, pur mantenendo (o aumentando) il prezzo finale.
Questo dato pone interrogativi di carattere economico e sociale. Se da un lato la crescita dei costi produttivi è innegabile, dall’altro emerge una tendenza commerciale che sfrutta il posizionamento del gelato nel mercato per aumentare i margini, agendo sia sul prezzo sia sulla quantità.
Cambiano anche le strategie di mercato
Il confronto tra gelato artigianale e confezionato permette di osservare dinamiche diverse anche a livello strategico-aziendale, che meritano una riflessione a parte. Nelle migliori gelaterie artigianali, per esempio, si osserva un’evoluzione verso prodotti più elaborati, con coni sempre più grandi, ingredienti ricercati e personalizzazioni crescenti (cacao, mandorle, versioni senza glutine, biologiche, ecc.). Questo trend giustifica in parte l’aumento del prezzo, che corrisponde anche a un aumento della qualità percepita che punta a garantire un’esperienza al cliente.
Diversa la situazione nel comparto industriale, dove si registra una chiara contrazione delle dimensioni a fronte di un netto aumento del prezzo, come in diversi altri ambiti. Il risultato è un doppio svantaggio per il consumatore, che paga di più per un prodotto di qualità standard e in quantità ridotta.
Il gelato rischia di diventare un lusso per pochi?
L’incremento del prezzo dei gelati è un caso esemplare di come la microeconomia del quotidiano – le scelte di acquisto individuali – possa riflettere tendenze più ampie: inflazione, dinamiche dei mercati globali, strategie di marketing e politiche commerciali. In un contesto in cui le famiglie italiane già affrontano il caro-vita in molteplici ambiti – dalla spesa alimentare alle bollette – anche i rincari apparentemente marginali come quello del gelato diventano parte di una più ampia percezione di insicurezza economica.
Non va inoltre trascurato l’impatto sulle fasce di popolazione più vulnerabili: il gelato, da piacere accessibile e diffuso, rischia di diventare un piccolo lusso per molti.
Il caso del gelato invita quindi a una riflessione più ampia sulla trasparenza dei prezzi, sulla tutela del potere d’acquisto dei consumatori e sull’importanza di monitorare pratiche commerciali come la shrinkflation, che spesso avvengono in modo poco visibile.