Ryanair ha deciso, ancora una volta, sospendere altre rotte, eliminando dei collegamenti che comprendono voli da e per l’Italia.
La scelta della compagnia aerea irlandese si inserisce in una strategia economica ben precisa che ha ormai contorni sempre più chiari: Ryanair non è più disposta a operare in aeroporti che impongono costi e tasse giudicati insostenibili. Per l’Italia, questo significa perdere un’altra connessione diretta con un hub europeo.
Ryanair sospende i voli da Maastricht, tagliata fuori anche l’Italia
Dal prossimo 26 ottobre 2025, Ryanair cancellerà tutte le sue operazioni dall’aeroporto di Maastricht Aachen, tagliando fuori dai voli diretti diverse destinazioni tra cui Bari, una delle rotte italiane più utilizzate dallo scalo olandese. Il taglio ha conseguenze immediate per il turismo e per i collegamenti economici tra Sud Italia ed Europa del Nord: la rotta Bari-Maastricht permetteva di connettere un’area a forte vocazione turistica con uno dei cuori economici dell’Ue, intercettando viaggiatori europei e lavoratori transfrontalieri.
Ma perché Ryanair ha deciso di abbandonare uno scalo europeo così strategico? Il motivo è economico: costi troppo elevati.
Modello di business sotto pressione
Ryanair, che ha costruito la propria fortuna sulla formula “più voli a meno prezzo”, non può permettersi aumenti strutturali dei costi operativi. A Maastricht, nel dettaglio, le tasse aeroportuali e ambientali hanno superato, secondo l’azienda, ogni limite di sostenibilità. In particolare, dal 2021 è stata introdotta una tassa ambientale che impone un costo di quasi 30 euro per passeggero in partenza. In quattro anni, secondo Jason McGuinness, Chief Commercial Officer di Ryanair, le tariffe sono aumentate del 275%.
Un incremento così vertiginoso mette fuori gioco il modello low-cost, basato su margini ridotti e alta rotazione dei voli. “Maastricht è ora uno degli aeroporti più costosi d’Europa,” ha dichiarato McGuinness, “e le sue tariffe stanno danneggiando la connettività aerea dei Paesi Bassi.”
Allo stesso modo, e per gli stessi motivi, la compagnia sta valutando altri aeroporti e rotte dirette, con l’intendo di rivedere le sue operazioni in tutta Europa. Non è escluso, quindi, che altri aeroporti – anche italiani – possano essere coinvolti direttamente o indirettamente dalla sospensione dei collegamenti.
La strategia di Ryanair
La chiusura di Maastricht si inserisce in una serie di riduzioni e cancellazioni già avviate da Ryanair in altri mercati. In Spagna, infatti, la compagnia ha tagliato del 18% i voli estivi, con la soppressione di circa 800.000 posti e 12 rotte. In Danimarca, invece, ha cancellato tutti i voli da Aalborg e ridotto fortemente quelli da Billund dopo l’introduzione di una tassa di 6,70 euro a passeggero.
Poi ancora in Irlanda, a settembre 2023, sono state eliminate 17 rotte invernali da Dublino per via dell’aumento del 45% delle tasse aeroportuali. Nel 2024, un ulteriore taglio di 14 rotte è stato motivato dal tetto massimo di passeggeri imposto all’aeroporto (32 milioni l’anno).
Questo comportamento selettivo dimostra una cosa: quando un aeroporto o un governo impone nuove tasse, la compagnia mira a difendere i propri margini.
Quale le conseguenze per l’Italia?
In questo scenario, l’Italia rischia di perdere posizioni nella mappa della connettività europea. La rotta con Maastricht è solo l’ultima di una lunga lista di collegamenti interrotti o ridimensionati nel nostro Paese. Il motivo è sempre lo stesso: tasse crescenti, aeroporti con costi giudicati “non competitivi”, regolamentazioni considerate penalizzanti.
I piccoli aeroporti regionali – spesso fondamentali per le aree meno servite dalla rete ferroviaria – sono i più esposti. Di fatto, se non offrono tariffe vantaggiose, Ryanair li abbandona. E l’effetto domino è notevole: calo del traffico, perdita di attrattività turistica, riduzione delle opportunità economiche locali.